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Ebbero questi prencipi questo paese da’ pontefici della loro casa, Sisto e Giulio II; e dilatarono poi in esso l’autoritá con la propria virtú e con l’armi maneggiate alla difesa di loro stessi e servággi de’prencipi piú conspicui: de’quali successi sono piene l’istorie, né questo è luogo da replicarli. Io scrivo la perdita e la mutazione del prencipato, e piglierò il mio principio dall’essere nel quale si trovavano le cose, quando piacque a Dio di terminarle.

Il duca Francesco Maria ultimo ebbe due mogli: una, sorella del duca di Ferrara, con la quale non potendo aver successione, ne segui divorzio; e dopo la di lei morte sposò Livia della Rovere, figliola d’un figliolo naturale del Cardinal d’Urbino, che fu fratello del duca Guidobaldo. Con questa, quando parevano quasi spente le speranze della generazione* ebbe un figlio maschio, nominato Federico Baldo, sotto gli auspici di Federico di Montefeltro, duca d’Urbino, che fu famoso capitano de’suoi tempi; e fu meravigliosa cosa il vedere le allegrezze de’ sudditi al nascere di questo prencipe, perché, o fosse l’amor grande che portavano al padre, o il desiderio di veder sucessori di quel sangue che giustamente li regeva, o procedesse dall’acquisto di cosa non sperata, avevano tutte le cittá fatto voti particolari, che poi eseguirono con fabbricar chiese, con eriger luochi pii e con altre gran solennitá. E al tempo del parto, che dovea seguir in Pesaro, concorsi li nobili e li migliori del resto dello Stato in quella cittá e radunatisi in piazza su le strade vicine al palazzo ducale, il giorno che si pubblicò stare la duchessa in procinto di partorire, fu tanto grande lo strepito e cosí impaziente l’aspettarne il successo, che lo stesso duca, fattosi alla finestra, gridò ad alta voce: — Dio ci ha dato un maschio, — come fu in effetto, con giubilo universale de’sudditi, di tutta l’Italia e de’stranieri ancora. Il qual contento si accrebbe poscia, quando s’intese che, arrivato il giovine prencipe all’etá nubile, li aveva il padre dato per moglie una figlia del granduca di Toscana, assicurando con questa via le speranze di lunga successione ed appoggiando il figlio a casa grande e potente, tanto piú ch’il