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RELAZIONE DELLO STATO D’URBINO

SCRITTA DOPO I.A MORTE DI FRANCESCO MARIA, ULTIMO DUCA, CONCERNENTE GLI AVVENIMENTI DEGLI ULTIMI SUOI ANNI ED IL PASSAGGIO dello Stato alla Chiesa nel 1631, attribuita ad ANTONIO DONATO, fuoruscito veneziano.

Quella felicitá, che si distribuisce alli popoli da un’eccellente virtú, quella pace, che si gode sotto soave e moderato governo, quegli abiti virtuosi, che non si possedono se non col pelo bianco, vestivano Francesco Maria della Rovere, sesto ed ultimo duca d’Urbino, e, nel sereno di sicura tranquillitá e contentezza, lo rendevano adorabile ai sudditi e glorioso all’altre genti; quando, quasi da un fulmine che d’improviso scocasse dal cielo, fu estinto con subitanea morte l’unico erede delti Stati e delle fortune sue, e rimase in polvere quello che pareva immortale. Cosí inanzi a Dio ogni machina eccelsa, anzi tutto il mondo insieme, è quasi un tratto di bilancia, o come una stilla di rugiada matutina. Possedevano questi Della Rovere un Stato, che per il suo sito, per la qualitá degli abitanti, per la quantitá, che eccede il numero di 100.000, e per le forze, che in esso da piú parti potevano facilmente adunarsi, era da esser molto stimato e di gran considerazione, confinando da una parte con la Toscana, da un’altra bagnandosi per lungo tratto nel mare Adriatico, dove tenevano due porti capaci d’ogni servizio, e dall’altre avendo le province della Chiesa, affezionatissime alla maniera del governo e alla immutabilitá del prencipato.