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ministri di Sua Eccellenza. Procura il presente duca di rimediare e corregere tutti gli errori quantunque minimi, acciò non succedano i grandi. Sebene a qualche tempo adietro fosse consuetudine che i giudici pigliasseno sportule, hanno nondimeno questi signori proibito, per svellere dagli animi dei giudici ogni aviditá, e dato delle loro proprie entrate salari a ciascuno, convenienti al grado e loco che tengono. Da poco tempo in qua, egli ha creato due secretari: l’uno de’ quali interviene con gli auditori, il quale gli rifferisce la sera tutto quello ch’è stato trattato il giorno; l’altro, che continuamente, e nello Stato e fuori, sta con Sua Eccellenza, scrive e tien memoria di tutte le cose, che occorrono alla giornata, di considerazione. Questi due secretari sono dottori e sono come sindici degli auditori. Egli ha fatto anco un barigello in campagna con venti cavalli, che sta continuamente fuori, rimediando ai casi che sogliono occorrere alla sproveduta e facendo che gli sbanditi stiano a’ suoi confini.

Questo è quanto m’è paruto degno che la Serenitá Vostra e le Signorie Vostre eccellentissime debbano sapere quanto alla corte ed al reggimento della giustizia; i quali modi, con altri che pretermetto per non esser tedioso, hanno causata tanta benevolenza ne’ cuori di quei sudditi, che pare che da tutti quel duca sia molto amato e riverito.

Questo signor duca è padrone d’un bello Stato, il quale giá soleva esser diviso in tre Stati: in quel d’ Urbino, Sinigaglia e Pesaro; i quali sono ora tutti tre uniti insieme e ridotti in uno; né v’è tra questi luoghi in mezo altro che Fano, ch’è della Chiesa, sopra il mare, tra Pesaro e Sinigaglia. Del Stato d’Urbino divenne padrone in questo modo: ch’essendo il duca Guido Ubaldo, primogenito di Federigo, senza figliuoli, fu il duca Francesco Maria pigliato per figliuolo adottivo e, con consenso di papa Alessandro, investito dello Stato. Ebbe poi Pesaro per questa via: che, essendo vacato quello Stato per la morte del signor Giovanni Sforza (percioché papa Giulio non volle investire il signor Galeazzo suo fratello) e ritrovandosi Francesco Maria duca di Urbino creditore della Chiesa per suo servizio, Sua