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addolorata: cercai di condolermi e consolarla con quelle piú efficaci ragioni e miglior forma di parole che mi sovenne. Ma di questo e di altre cose tali, avendone dato particolare notizia per mie lettere alle Signorie Vostre eccellentissime, le toccherò cosi brevemente. Venne il signor duca la sera a visitarmi; e questo officio ho osservato che, in quattro giorni che son stato in Urbino, ella l’ha fatto tre volte.

A’ ventiquattro, la mattina, il signor don Giulio venne a trovarmi, ed andammo insieme a levar il signor duca per andar alle essequie, le quali furono celebrate con assai gran pompa, e vi si ritrovarono diversi ambasciatori de’prencipi: Ferrara, Piacenza, Mantova, Milano, Fiorenza ed altri. Accompagnai Sua Eccellenza alle essequie, alle quali si ritrovavano quelli ambasciatori di prencipi, agenti di cardinali e di cittá diverse, che furono in numero 235, come scrissi particolarmente alla Serenitá Vostra. L’essequie furono fatte con assai gran pompa: nell’apparato e cere nel duomo furono spesi 4000 ducati; in altre spese, come dapoi ho inteso, cioè in alloggiar tutti gli ambasciatori d’ogni Stato, con le cavalcature, che erano piú di 500 persone, ha speso Sua Eccellenza 6000 ducati: che in tutto fa 10.000, spesa molto grande alle sue forze. L’eccellente dottore messer Speron Speroni, come scrissi alla Serenitá Vostra, fece l’orazion funebre, la qual fu laudata da tutti supremamente e, mentre ch’egli parlava, il duca lagrimò assai, e cosí la maggior parte dei astanti.

Finite le essequie, il giorno seguente, avendo detto a Sua Eccellenza che, per essequire la commissione che mi fu imposta per questo eccellentissimo senato, io voleva andare a Fossombruno a visitare madama, Sua Eccellenza, poiché ella m’ebbe molte e molte volte ringraziato, disse di voler venire ad accompagnarmi fin fuori della cittá. Benché io lo ricusassi con destro modo, pur, vedendo questa sua deliberazione, vestito in abito da cavalcare, andammo col duca di Sora, che mi venne a levare, alla stanza di Sua Eccellenza, la quale, nel venire ad incontrarmi, fece segno una e due volte, caminando, di volermi dare il luogo a man destra. Io veramente, per modestia,