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detta di «religione» il valor degli effetti preziosi e li capitali e fondi che loro appartenevano.

Si proibirono tutte le novene, ottavari, tridui, processioni, solennitá, pellegrinaggi ed ogni altra divota funzione ed esterno apparato.

Nell’incontro poi d’istituirsi le scuole normali nelle varie parrocchie di Milano, con ordine d’estenderle nelle altre cittá e cosi nei luoghi campestri, aggiuntene alcune di lingua latina e tedesca ed una parimenti publica e gratuita di veterinaria, si comminò alli monasteri di monache la soppressione, qualora non acconsentissero di tener nel rispettivo recinto una di dette scuole per educazione di figlie; e vennero poi costretti li monasteri di frati, alcuni ad adattare a tal uso stanze opportune nel rispettivo monastero, e tutti a destinar ognuno un de’ propri religiosi per servir gratuitamente come maestro, ovvero a corrispondere l’annuo salario per stipendiarne uno secolare. Si viddero li recinti delle chiese ed oratorii soppressi convertiti rispettivamente ad uso di dette scuole normali, o di quartiere per le guardie di polizia, o di magazzini.

Si eresse un colleggio di canonichesse in Cremona, composto di dodici: numero troppo ristretto per collocarvi le donzelle nobili, e non sufficiente per supplire alla minorazione dei monasteri di monache. Si dichiararono capaci d’acquistare le fondazioni pie per elemosine e voti. Si posero in facoltá di succeder e di testare li ex-religiosi e le ex-monache, sotto alcune condizioni, e quella specialmente di cessare, al caso di ereditá, il pagamento della pensione. Previe poi intelligenze tra il papa e l’arcivescovo, si prescrisse la minorazione delle feste e delle vigilie, con che s’accrebbero di 19 i giorni di lavoro in un anno; e rimasero contemporaneamente vietati gli apparati, la musica ed il suono delle campane, tanto per li giorni delle feste abolite, quanto per qualunque altra votiva, di divozione o patronale. Si verificò in séguito, con nuovo riparto in circondari quasi eguali, la ridduzione de’ parrochi e delle parrocchie tanto in Milano che nelle altre cittá dello Stato. In ognuna di esse,