Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/139

di fondi e di usurpazioni e pretese, ossia per altri articoli di contestazione. Queste liti, fomentate da gente avida di approfittarsi, produssero sino all’epoca della legge censuaria lo sbilancio e la rovina di molte comunitá. In virtú di detta legge, si sono considerate le comunitá sempre pupille e il tribunale del censo n’era il tutore. Nata la contestazione, si esaminava dal fisco se conveniva o no d’intraprendere la lite e, stabilita l’alTermativa, il fisco assumeva la difesa della comunitá o attrice o rea. Gli atti si facevano presso il tribunale del censo. Questi erano gratis, e definitivamente senza appello si sentenziava gratuitamente, e la lite si terminava senza spesa alcuna delle comunitá. Presentemente sono le comunitá chiamate al fòro giudiciario. 11 fisco, è vero, quando e come può (perché non v’è piú il collegio fiscale) le difende; ma gli atti tutti si debbono pagar a tariffa, ed è dimostrato che, per consumar una lite di lire 300, ci vogliono anni due e mezzo di tempo, e le spese a tariffa montano a lire 1519 circa.

I debiti ed i pesi in molte comunitá sono abbastanza gravosi senza bisogno di accrescerne de’ maggiori. Tre sole sono quelle che hanno avvanzi nelle loro rendite, in modo che sollevano i personalisti sino dalla tassa personale, cioè Laveno, Mcnaggio, Sareno. Ma al contrario ve ne sono 119, le quali pagano piú di danari 40 per scudo d’estimo, e, fra queste, alcune le quali superano i danari 100 e 120. L’oggetto del censo è la perequazione del carico. A questo fine devono esser dirette le cure di un tribunale unicamente incaricato all’esecuzion della legge, ed a questo debbono cospirare le incombenze degli uffizi, uniti perciò, e non divisi né distratti, come presentemente lo sono, mercé la Camera de’ conti, le intendenze politiche e ’l Consiglio di governo. Dopo il piano del presidente conte Carli, si assegnò qualche somma per pagare i debiti delle comunitá. Nell’intemperanza de’ progetti nuovi, vi fu taluno che suggerí una divisione ancor piú fatale, cioè di decapitare le provincie, separandole dalle loro rispettive cittá, per la speciosa ragione che le comunitá provinciali non hanno alcun interesse nelle