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si sa che le carte provenienti da Parma sono estere con si elati modi, che, invece di avvicinare, ne allontanano sempre piú la trattazione e il contemplato componimento. A riserva però di queste vicendevoli controversie di confine, sussiste del resto una buona armonia tra il governo di Milano e quello di Parma, convalidato anche dai vincoli di parentela, che uniscono tra loro i principi che vi presiedono; come sussiste essa pure con gli altri Stati o limitrofi o vicini. Su di che mi previene per altro e mi documenta la sapienza pubblica, che, essendo il governo medesimo intieramente dipendente dalla corte di Vienna e non ricevendo che da essa sola V impulsione in ogni affare, di qualunque natura esso si sia, il maggiore o minore grado di buona corrispondenza con gli Stati limitrofi o vicini non può per conseguenza non essere quello che è determinato dalla stessa corte di Vienna.

Non mi abuserò della clementissima tolleranza di Vostra Serenitá e di Vostre Eccellenze, col ripetere quanto mi feci un dovere di rassegnare nei divoti miei numeri intorno le sollecitudini impiegate da essa corte per ben avvicinare con le potenze di Italia, particolarmente nella combinazione della fatalissima guerra, nella quale è essa immersa contro la Francia, e per mantenere ferma la corte di Torino in quella causa per cui si combatte dalle altre coalizzate potenze. Mi farò soltanto ad accennare che, infatti, oltre la somministrazione degli 8.000 uomini giá convenuti nel noto trattato di Pilnitz per il Piemonte, l’imperatore, mosso dalle continue pressanti ricerche di quel re, non meno che dal pericolo che poteva essere piú facilmente minacciato allo Stato di Milano per la viltá e per i noti tradimenti dei piemontesi, ha ordinato che la maggior parte della truppa austriaca esistente nella Lombardia venisse accantonata negli Stati del re medesimo e distribuita nelle situazioni le piú opportune ad assicurarne al caso la difesa. Alla verificazione di un tal piano si è con una ammirabile intelligenza ed estraordinaria attivitá prestato il reale arciduca, dopo che venne in esso trasfusa una piú estesa auttoritá sul militare dipartimento, portandosi egli e per io piú trattenendosi