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possono servire. Il maggior incomodo sará provedergli di stalla conveniente al stato suo di principe: cosa che, se ben in altro tempo era facile da fare, al presente nondimeno riesce assai difficile, atteso che, in questi ultimi giorni e mentre mi trovavo in Mantova, è entrata nelle stalle del signor duca certa indisposizione contagiosa, che in poco piú de 2 o 3 giorni faceva morir quelli animali, e ne sono morti piú di 100 di qualitá e molto prezzo, oltre altri assai da carrozza e di minor condizione, con danno molto rilevante. Ma nondimeno, questo non ostante, egli andará a Roma. Mostrasi il Cardinal rissolutissimo di viver neutrale: né dipendere da francesi né da spagnuoli, e per questo non voler accettar pensione né benefizi da alcuna delle dette parti. Se poi abbia a conservarsi tale, il tempo e l’occasione lo dimostrerá. Dirò ben questo: ch’il Cardinal Pii, il quale è intervenuto a queste nozze, forse spinto dal cardinale Aldobrandino, ha procurato di unirlo con esso Aldobrandino, ma non ha potuto conseguirlo, poiché ha risposto di voler star unito con Borghese; e, se ben Pii ha procurato metterlo in diffidenza con Borghese, dicendo ch’è spagnuol e che nelle sede vacanti le fará protestare da’ spagnuoli che aderisca alli soli loro dipendenti, egli però non ha voluto consentire, dicendo che, come principe, sará libero del suo volere e fará ciò che conviene ad uomo di buona coscienza. E le è tanto dispiaciuto questo offizio che, dubitando che Borghese possa penetrarne alcuna cosa, ha fatto dire a Roma che Pii è venuto qui senza essere invitato e con poco suo gusto, affine di sincerare l’animo del Cardinal Borghese: azione che, sapendosi da chi dipenda Borghese e come stia congiunto con Montalto e col granduca, dipendenti da’ spagnuoli, è degna di considerazione per indagare e discorrere dove finalmente, in caso di necessitá, debba inclinare l’animo del detto signor cardinal Gonzaga.

Il terzogenito è il signor don Vincenzo, di anni 15, di bell’ingegno e costumatissime maniere. A questo è stato assegnato il marchesato di Ancisa nel Monferrato di rendita de 10.000 scudi l’anno, e si dissegna di inviarlo in Francia, con speranza che di lá debba essere proveduto a lui e anche a don Silvio,