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relazione di alvise molin 223

prencipessa ha fatto», «la prencipessa ha detto», e cavar pretesto di qua di far quello che vanno ogni giorno facendo nel modo che tutto il mondo vede e conosce. — Repplicò l’instanze perché da Vostra Serenitá fosse procurato che il Montiglio fosse condotto in Mantova, ivi guardato dalle sue genti e perché con l’assistenza di ministri di lei sia continuato il processo con modi legittimi. E disse esser questo necessario per tirare la causa avanti; poiché, dovendosi confrontar il Montiglio con il Guerriero, né volendo questo per le giuste cause dette, che sono note, ponersi in mano de’ francesi, non si poteva far questo confronto se non in Mantova, al quale potevano pur esser presenti li ministri di Francia. Che, finito questo negozio, si scuoprirá l’impostura, e dalle molte falsitá divulgate e diseminate tanto piú poter apparire la candidezza dell’animo suo e la puritá delle sue operazioni. Che il tempo chiarisce tutto. Che hanno sparso che fosse maritata nel cardinale infante, di che non è passata minima trattazione, e pure si vede che doppo tanto tempo non è effettuato il matrimonio, come sarebbe seguito se fosse stato concluso. Lo stesso essersi detto del fratello de l’imperatore, col quale pure non ha trattato per imaginazione; e che questa varietá faceva chiaro apparire esser, questi, concetti che non hanno altro fondamento che il talento pessimo di quelli che gl’inventano. Con il duca di Modena disse viver piú tosto qualche amarezza per il fatto de’ priggioni, che ben furono restituiti, essendo, queste, cose che lasciano sempre dietro di sé qualche cosa d’aspro. Tuttaviaesser ella accusata d’intelligenze secrete con quel duca, come si vede nella lettera del Priandi, data al secretario; e pure, doppo tanto tempo del sospetto di tali intelligenze, non essersi veduto alcun effetto, come sarebbe seguito se vi lossero state. Che, se volesse raccontare le invenzioni e tutte le machine che sono state ordite contro di lei, non finirebbe mai. Che tutto si concludeva poi con dire che era spagnola, che aveva la madre in Spagna e che era amata dalla imperatrice Leonora. Che, se la signora infante era in Spagna, loro gliel’avevano fatta andare. Che veramente la riveriva ed amava come madre, ma che sapeva ancora essere ella della casa di Savoia, che aveva voluto