Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. I, 1912 – BEIC 1904739.djvu/228

222 mantova

erano stati fatti congressi cosí frequenti e lunghi, che alle volte aveva convenuto vegliar le notti intiere, temendo di qualche improviso attentato; onde era obligata a far osservare e vivere in grandissimo timore e sospetto. Che nella serenissima republica è posta tutta la sua speranza, tutta la sua sicurezza: che, se potesse temere d’essere da lei abbondonata, sarebbe disperatissima. Segui poi a dire che ella non crede succedere queste cose di ordine del re, e che suppone non essere sua intenzione che sia privata della tutella del figliuolo: che però piú facilmente Vostra Serenitá potrá rimediare. Che ella crede che basti al re valersi de’ suoi Stati nelle proprie occorrenze, ma che non vogli levargliene il possesso: tuttavia che, mentre li ministri suoi caminano con questi passi, è necessario che Sua Maestá si determini se vuol levar a lei la tutella o no. Se vuol farlo, contro ogni convenienza, contro il testamento del duca Carlo, esser dovere che siano udite prima le sue ragioni; se non vuol farlo, esser necessario che prescriva limiti a’ suoi ministri e non permetta che con l’operazioni loro si conduchino a questo fine. La serenissima republica sola poter riparar gl’inconvenienti e dar buona forma alle cose; e supplicarla a farlo quanto prima. Da questo passò a querelarsi del signor D’Emeri, dal quale disse aver ricevuto lettere scritte in modo che pare che commandi: che se ne doleva in Francia e non voleva risponderli. Si diffuse contro questo nelle doglianze longamente, ed entrò nel fatto del Montiglio e di Casale. Repplicò molte cose dette; si dolse gravemente che non vogliano li ministri francesi perfezionare il processo; disse che non era ragione lasciar di tal modo indefinito negozio di tal natura; che, doppo che il signor Emeri è stato in priggione tre o quattro volte solo con il Montiglio, che l’ha indotto ed astretto a far tre scritture a modo e gusto suo, dicono: — Che dirá adesso la prencipessa? — E soggionse: — Io dico che si formi il processo canonicamente, si finisca la causa: supplico la serenissima republica a mandar persona che assista al processo, a ciò sia fatto con li modi debiti e si dilucidi il negozio, perché son certa che si scoprirá la calunnia. Sono state inventate queste imposture per dire: «la