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relazione di nicolò dolfin 191

in altra dama, potrebbe avanzar piedi e rinovarebbe maggiori di prima le pretensioni e le discordie fra queste doi case. Della proroga alle gioie di Verona, concessa da Vostra Serenitá, rimarrá detta prencipessa grandemente consolata ed obligata.

Il Parma, il conte Caffini, il Striggio, fratello del marchese che mori a Venezia, ed il conte Arrivabene sono li quatro secretari di Stato del signor duca. Li doi primi hanno parte nelle consulte, oltre a’ quali entrano nel Consiglio il vescovo di Mantoa di casa Soardi, il conte Sigismondo ed il marchese Giulio Gonzaghi. Quest’ultimo, apertamente contrario ad austriaci, vi è stato ultimamente connumerato da Sua Altezza forse per far contrapeso a quelli che si scorgono di quel partito. Con lui è unito il conte Caffini. Il Parma procura conservarsi neutrale, se bene sia a questi doi in qualche parte sospetto. Il vescovo, negoziator sagace e prudente, da che riconosce dalla corte cesarea il matrimonio di una dama della imperatrice, principale di sangue e di ricchezza di casa Agnelli, in suo nipote, e che con lo stesso patrocinio aspira avantaggi in Roma per se stesso, sostiene il partito e interessi di casa d’Austria e tira con sé il conte Sigismondo Gonzaga, suo stretto amorevole parente; e questi doi non vennero, non mandarono a complire con me, essendo il vescovo partito il giorno appresso del mio arrivo in Mantoa, come significai.

Il marchese di Poma, fratello del prencipe di Bozolo, se ben non entri in Consiglio, è però in concetto ed in istima alla corte. L’ha accresciuta doppo la fonzion della sua ambasciaria per il duca in Francia e doppo il titolo di generale delle levate che occorresse di fare al Cristianissimo in Italia e l’annuo stipendio conseguiti da Sua Maestá. Egli e unito coi marchese Gonzaga e col Caffini. Ha trattato con me con ogni rispetto, si mostra appassionato della grazia di Vostra Serenitá, e per capo d’onore molto preme di aver da lei un attestato per il servizio che le prestò per alquanti mesi nel commando delle milizie della serenissima republica che militavano nel Mantoano; ed il signor duca assai amarebbe vederlo in ciò dall’Eccellenze Vostre consolato.