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ultimo onore che mi faceva l’Altezza Sua. Mi fece accompagnare dalla sua guardia d’alabardieri, che non suole di ordinario uscir mai di castello senza il signor duca, col capitano dell’istessa guardia, che in tutti i modi vòlse sempre caminar a piedi, tutto che quella mattina piovesse assai forte, fino al luogo di entrar in barca: dove arrivati, con molti birri fu fatta una pienissima salva e trovai apparecchiati, oltre il proprio bucintoro del signor duca per la mia persona, quattro altri ancora per il resto delli miei gentiluomini e diverse altre barche e con tutto il servizio apparecchiato per spesarmi sino a Venezia; se ben io non l’ho comportato, se non a quel termine che ho stimato convenire. Son però con gli stessi bucintori venuto fino a Venezia, come molte delle Eccellenze Vostre possono aver veduto. Né devo anco tacere che commandò anco il signor duca che gl’istessi suoi mastro di casa, scalco, trinzante, paggi venissero dieci miglia lontano di Mantova a prestar il servizio in barca per il primo disnare, conia istessa assistenza del conte di Gazoldo, del cavallier Ceruti e del Gelminio; e sarebbono forse anco questi venuti piú innanzi, se io l’avessi permesso. Da che possono comprender l’Eccellenze Vostre, come ho detto da principio, che ’l signor duca non ha lasciato a dietro termine di stima e di onore a quest’am bassaria di Vostra Serenitá. E nelle occasioni cosí publiche come private e nei congressi cosí di negozio come di piacere, ed in ogni altra occorrenza ha onorato me suo ambassatore in maniera che piú non si poteva pretendere, col trattarmi sempre con titolo di «Eccellenza» e procurando, sino vestito con le insegne ed abito da cardinale, di volermi dar la mano: nel che mi son governato con quel modesto e prudente termine che conveniva.

Di molti gentiluomini veneziani, che ho procurato di aver in mia compagnia, per esser stato il mio partire alla fine di settembre, ordinario mese e tempo delle solite occupazioni nostre nei brogli, e per quel cattivo influsso dell’anno presente di tante indisposizioni, che pochi sono quelli i quali o non siano essi stati amalati o non ne abbiano avuto nella sua casa, non ho potuto insomma ricever l’onore da altri che dal clarissimo ser