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colo pezzo di rame che convenga alle più minute spese del popolo, e questo pezzo coniato che sia, si chiamerà denaro. Un pezzo di rame coniato continente dodici volte il peso del denaro si chiamerà soldo. Si faranno altre monete intermedie in proporzione di due, quattro, sei denari, come si crederà meglio. Il rapporto del soldo col denaro sarà così perperpetuamente invariabile, finchè il tutto sarà eguale alla somma delle sue parti. Saranno così le denominazioni perpetuamente inerenti ai pezzi delle monete, e non potranno mai questi pezzi soggiacere a cambiamento alcuno ne’ valori numerarj. Se la nazione non facesse uso d’altre monete che di rame, sarebbe così ogni cosa finita, ed ogni disordine tolto. Ma dovendosi far uso anche di monete straniere d’oro e d’argento, queste si lasceranno alla pienissima libertà del commercio in cui sussisterà la lira ideale, cioè una denominazione significante venti soldi effettivi. In tal guisa fissati una volta dalla comune estimazione i rapporti fra l’oro l’argento e il rame, i valori numerarj delle monete d’oro e d’argento non potranno mutarsi mai più, se non quando mutinsi i reali rapporti fra i metalli, o quelle circostanze che possono accrescere, o diminuire il credito d’alcuna moneta. E siccome questi cambiamenti di rapporti, o di


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