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operajo, a quella che rappresentava dieci anni fa. Potrebbero è vero gli operaj pretendere vieppiù maggiore stipendio a misura che cresce il numerario delle monete, ma si avverta che gli aumenti del numerario delle monete si fanno poco per volta, e lentamente. Uno Zecchino non passa d’un tratto da 15. lire alle 16., ma a 15. lire ed un ottavo di lira. Questo accrescimento compartito sulle picciole somme de’ giornalieri stipendj, per esempio d’una lira al giorno, non è che di due denari, e non essendovi in que’ Paesi ove lo Zecchino vale 15. lire alcuna moneta effettiva minore di tre denari, non possono gli operaj pretendere l’accrescimento proporzionato delle loro opere. A ciò si aggiunga, che il minuto popolo prende quasi sempre la legge dai Proprietarj per cui lavora, e ch’egli non è capace di calcolare queste piccole differenze. Quindi avviene, che si trovano ancora certi stipendj giornalieri sui medesimo piede in cui erano, quando i numerarj valori delle monete erano di gran lunga minori che adesso. Nasce quindi un’assai maggiore disuguaglianza nelle fortune crescendo la povertà, anzi la miseria del minuto popolo funesta sempre alla Nazione; quindi si moltiplicano i mendici, si scema la popolazione, si aggiungono gl’incentivi ai delitti ed all’ozio, giac-


chè