ridirò quì quanto i più valenti Scrittori hanno chiarissimamente dimostrato sopra questa materia. Avvertirò solo ad una circostanza, a cui non parmi siasi fatta tutta la dovuta attenzione. Proporzionando la copia delle monete erose alla sola necessità del giornaliero minuto commercio, sembra che nulla sia a temere dalla sua depravazione, ossia dalla sproporzione del suo intrinseco con quello delle monete nobili. Diventa essa allora più una rappresentazione che un pegno di valore. Tale è stata la massima indicata nel preambolo dell’Editto di nuova monetazione in Torino nel 1755. Il Ministro che diriggeva quest’operazione insistette sempre colla maggior forza, ed ottenne che si contenesse nei più ristretti limiti del necessario la copia di questa moneta. Ma gli Scrittori che hanno consigliato di non prendersi cura mediante questa condizione della sproporzione fra il valore del rame, e quello dei metalli nobili, non hanno considerato che le savie misure del Governo sono facilissimamente deluse dalli frodatori, i quali, quando siano invitati da un lucro considerabile, non mancheranno di riempiere lo Stato di tali monete erose contrafatte, con gravissimo discapito dell’erario, e