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dei generi, qual sia la specie di moneta, che ha sofferto cambiamento, poichè quella specie, che conserverà coi generi il rapporto di prima, si assumerà come costante nel suo valore, e si giudicherà cambiato il valore di quella, che non ha più coi generi il medesimo rapporto di prima. Questa è dunque la sola proprietà, che distingue il valore della moneta dal valore di ciascun genere in particolare; che la moneta essendo adoperata privativamente per cambiarla con qualunque genere, il cambiamento del valore della moneta non si determina, che dal rapporto proporzionale della moneta con l’universalità dei generi; mentre il cambiamento di ciascun genere si determina dal di lui rapporto colla sola moneta. Ma non perciò lascia la moneta d’essere necessariamente variabile ne’ suoi valori, a dispetto di qualunque operazione politica tendente a conservare alla medesima un valore costante. Da ciò si conosce evidentemente, quanto falsa sia e pregiudizievole l’opinione di que’ Giureconsulti, che asseriscono francamente essere tutto in puro arbitrio del Principe il valore della moneta1. Io non


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  1. Aristotele, ed alcuni altri Filosofi antichi furono del medesimo sentimento. Pensano alcuni illustri Scrittori, che in una Nazione priva affatto di commercio esterno