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dovendosene far uso pel commercio esterno, le hanno riguardate i Principi più come segno, che come monete: quindi hanno creduto che poco importasse la quantità e qualità del metallo ond’eran composte. Trovandosi dunque in bisogno di denaro per le pubbliche spese, e non volendo caricare i Sudditi d’una nuova imposizione han creduto poter guadagnare grosse somme con avvilire il titolo, o scemare il peso delle monete erose, lasciandole al medesimo numerario di prima. Quindi avvenne, che cento lire per esempio in moneta di rame, calcolato insieme il valor del metallo e le spese della monetazione, non arrivano in alcuni luoghi ad uguagliare il valore vero di cinquanta lire in monete d’argento. Se la quantità delle monete erose così deteriorate non avesse mai ecceduto il bisogno della interna circolazione, non vi sarebbe stato gran male, perchè le monete erose sarebbero state considerate unicamente come segni atti a rappresentare le monete nobili, come fanno le monete di carta. Se avesse voluto il Popolo servirsi di tali monete per pagare i tributi al Principe, e restituirgli così la cattiva moneta che ne avea ricevuto, sarebbe mancata ai bisogni del minuto commercio una quantità di piccole monete, e avrebbe dovuto il popolo ricomprarle di nuovo dal Principe, dan-


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