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più alla pittura. Laonde Mariotto Albertinelli, amico e compagno suo, a’ preghi di Gerozzo Dini prese le robbe da fra’ Bartolomeo, che così lo chiamò il priore nel vestirgli l’abito, e l’opra dell’ossa di Santa Maria Nuova condusse a fine, dove ritrasse di naturale lo spedalingo che era allora et alcuni frati valenti in cerusia, e Gerozzo che la faceva fare e la moglie interi nelle faccie dalle bande ginochioni; et in uno ignudo che siede ritrasse Giuliano Bugiardini suo creato giovane, con una zazzera come si costumava allora, che i capegli si conteriano a uno a uno tanto son diligenti; ritrassevi se stesso ancora, che è una testa in zazzera d’uno che esce d’un di quegli sepolcri; èvvi ritratto in quell’opera anche fra’ Giovanni da Fiesole pittore, del quale aviàno descritto la vita, che è nella parte de’ beati. Quest’opera fu lavorata e da fra’ Bartolomeo e da Mariotto in fresco tutta, che s’è mantenuta e si mantiene benissimo, et è tenuta dagli artefici in pregio perché in quel genere si può far poco più. Ma essendo fra’ Bartolomeo stato in Prato molti mesi, fu poi da’ sua superiori messo conventuale in San Marco di Fiorenza; e gli fu fatto da que’ frati per le virtù sua molte carezze. Aveva Bernardo del Bianco fatto far nella badia di Fiorenza in que’ dì una cappella di macigno intagliata molto ricca e bella col disegno di Benedetto da Rovezzano la quale fu et è ancora oggi molto stimata per una ornata e varia opera, nella quale Benedetto Buglioni fece di terra cotta invetriata in alcune nichie figure et Angeli, tutte tonde, per finimento, e fregii pieni di Cherubini e d’imprese del Bianco; e dessiderando mettervi drento una tavola che fussi degna di quello ornamento, messesi in fantasia che fra’ Bartolomeo sarebbe il proposito, et operò tutti que’ mezzi amici che maggiori per disporlo; stavasi fra’ Bartolomeo in convento, non attendendo ad altro che agli uffici divini et alle cose della Regola ancora che pregato molto dal priore e dagli amici suoi più cari che e’ facesse qualche cosa di pittura, et era già passato il termine di quattro anni che egli non aveva voluto lavorar nulla, ma stretto in su questa occasione da Bernardo del Bianco, in fine cominciò quella tavola di San Bernardo che scrive, e nel vedere la Nostra Donna portata col Putto in braccio da molti Angeli e putti da lui coloriti pulitamente, sta tanto contemplativo che bene si conosce in lui un non so che di celeste che resplende in quella opera, a chi la considera attentamente, dove molta diligenza et amor pose insieme con un arco lavorato a fresco che vi è sopra. Fece ancora alcuni quadri per Giovanni cardinale de’ Medici, e dipinse per Agnolo Doni un quadro di una Nostra Donna, che serve per altare d’una cappella in casa sua, di straordinaria bellezza. Venne in questo tempo Raffaello da Urbino pittore a imparare l’arte a Fiorenza et insegnò i termini buoni della prospettiva a fra’ Bartolomeo; perché, essendo Raffaello volonteroso di colorire nella maniera del frate e piacendogli il maneggiare i colori e lo unir suo, con lui di continuo si stava. Fece in quel tempo una tavola con infinità di figure in San Marco in Fiorenza, oggi è appresso al re di Francia che fu a lui donata, et in San Marco molti mesi si tenne a mostra. Poi ne dipinse un’altra in quel luogo, dove è posto infinito numero di figure, in cambio di quella che si mandò in Francia; nella quale sono alcuni fanciulli in aria che volano tenendo un padiglione aperto, con arte e con buon disegno e rilievo tanto grande, che paiono spiccarsi da la tavola e