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arte et ingegno di tanti valorosi maestri; con la solita prestezza la fondò et in gran parte innanzi alla morte del Papa e sua, la tirò alta fino a la cornice, dove sono gli archi a tutti i quattro pilastri e voltò quegli con somma prestezza et arte. Fece ancora volgere la cappella principale, dove è la nicchia, attendendo insieme a far tirare inanzi la cappella che si chiama del re di Francia. Egli trovò in tal lavoro il modo del buttar le volte con le casse di legno, che intagliate vengano co’ suoi fregi e fogliami di mistura di calce; e mostrò negli archi, che sono in tale edificio, il modo del voltargli con i ponti impiccati, come abbiamo veduto seguitare poi con la medesima invenzione da Anton da San Gallo. Vedesi in quella parte, ch’è finita di suo, la cornice che rigira attorno di dentro correre in modo, con grazia, che il disegno di quella non può nessuna mano meglio in essa levare e sminuire. Si vede ne’ suoi capitegli, che sono a foglie di ulivo di dentro, et in tutta l’opera dorica di fuori stranamente bellissima, di quanta terribilità fosse l’animo di Bramante; che in vero s’egli avesse avuto le forze eguali allo ingegno, di che aveva adorno lo spirito, certissimamente avrebbe fatto cose inaudite più che non fece. Perché oggi questa opera, come si dirà a’ suoi luoghi, è stata dopo la morte sua molto travagliata dagli architettori; e talmente che si può dire che da quattro archi in fuori che reggono la tribuna non vi sia rimasto altro di suo, perché Raffaello da Urbino e Giuliano da San Gallo essecutori, doppo la morte di Giulio II, di quella opera, insieme con fra’ Giocondo veronese, vollon cominciare ad alterarla e doppo la morte di questi, Baldassarri Peruzzi, facendo nella crociera verso Camposanto la cappella del re di Francia, alterò quell’ordine; e sotto Paulo III Antonio da San Gallo lo mutò tutto; e poi Michelagnolo Buonaroti ha tolto via le tante openioni e spese superflue, riducendolo a quella bellezza e perfezzione che nessuno di questi ci pensò mai, venendo tutto dal disegno e giudizio suo, ancora ch’egli dicesse a me parechie volte che era esecutore del disegno et ordine di Bramante, atteso che coloro che piantano la prima volta uno edifizio grande, sono quegli gli autori. Apparve smisurato il concetto di Bramante in questa opera e gli diede un principio grandissimo, il quale se nella grandezza di sì stupendo e magnifico edifizio avesse cominciato minore, non valeva, né al San Gallo né agli altri, né anche al Buonaruoto il disegno per acrescerlo come e’ valse per diminuillo, perché Bramante aveva concetto di fare magior cosa. Dicesi che egli aveva tanta la voglia di vedere questa fabrica andare innanzi, che e’ rovinò in San Pietro molte cose belle, di sepolture di papi, di pitture e di musaici e che perciò aviàno smarrito la memoria di molti ritratti di persone grandi che erano sparse per quella chiesa; come principale di tutti i cristiani, salvò solo lo altare di San Piero e la tribuna vecchia et a torno vi fece uno ornamento di ordine dorico bellissimo, tutto di pietra di perperigno, acciò quando il papa viene in San Piero a dir la messa vi possa stare con tutta la corte e gl’imbasciatori de’ principi cristiani, la quale non finì a fatto per la morte; e Baldassare sanese gli dette poi la perfezzione. Fu Bramante persona molto allegra e piacevole, e si dilettò sempre di giovare a’ prossimi suoi. Fu amicissimo delle persone ingegnose e favorevole a quelle in ciò che e’ poteva; come si vede