Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/411

che fare per alcuni di loro; e lo faceva volentieri, per trattenersegli, onde avessero cagione di servirlo ne’ pagamenti delle provisioni et altre sue bisogne. Avevasi oltre ciò acquistata Perino un’autorità, che a lui si allogavano tutti i lavori di Roma; perciò che, oltre che parea che in un certo modo se gli dovessino, faceva alcuna volta le cose per vilissimo prezzo. Nel che faceva a sé et all’arte poco utile, anzi molto danno. E che ciò sia vero, se egli avesse preso a far sopra di sé la sala de’ re in palazzo e lavoratovi insieme con i suoi garzoni, vi arebbe avanzato parecchi centinaia di scudi, che tutti furono de’ ministri che avevano cura dell’opera e pagavano le giornate a chi vi lavorava. Laonde, avendo egli preso un carico sì grande e con tante fatiche, et essendo catarroso et infermo, non poté sopportar tanti disagi, avendo il giorno e la notte a disegnare e sodisfare a’ bisogni di palazzo e fare, non che altro, i disegni di ricami, d’intagli a banderai et a tutti i capricci di molti ornamenti di Farnese e d’altri cardinali e signori. Et insomma, avendo sempre l’animo occupatissimo, et intorno scultori, maestri di stucchi, intagliatori di legname, sarti, ricamatori, pittori, mettitori d’oro et altri simili artefici, non aveva mai un’ora di riposo. E quanto di bene e contento sentiva in questa vita, era ritrovarsi talvolta con alcuni amici suoi all’osteria, la quale egli continuamente frequentò in tutti i luoghi dove gl’occorse abitare, parendoli che quella fusse la vera beatitudine, la requie del mondo et il riposo de’ suoi travagli. Dalle fatiche adunque dell’arte e da’ disordini di Venere e della bocca guastatasi la complessione, gli venne un’asima che, andandolo a poco a poco consumando, finalmente lo fece cadere nel tisico; e così una sera, parlando con un suo amico vicino a casa sua, di mal di gocciola cascò morto d’età d’anni quarantasette. Di che si dolsero infinitamente molti artefici come d’una gran perdita che fece veramente la pittura. E da Messer Iosefo Cincio medico di madama, suo genero, e dalla sua donna gli fu nella Ritonda di Roma e nella cappella di San Giuseppo dato onorata sepoltura, con questo epitaffio:

Perino Bonaccursio Vagae florentino, qui ingenio et arte singulari egregios cum pictores permultos, tum plastas facile omnes superavit, Catherina Perini coniugi, Lavinia Bonaccursia parenti, Iosephus Cincius socero charissimo et optimo fecere. Vixit annos 46, menses 3, dies 21. Mortuus et 14 Calendis Novembris Anno Christi 1547.

Rimase nel luogo di Perino Daniello Volterrano, che molto lavorò seco e finì gl’altri due Profeti, che sono alla cappella del Crucifisso in San Marcello; e nella Trinità ha fatto una cappella bellissima di stucchi e di pittura alla signora Elena Orsina e molte altre opere, delle quali si farà a suo luogo memoria. Perino dunque, come si vede per cose dette e molte che si potrebbono dire, è stato uno de’ più universali pittori de’ tempi nostri, avendo aiutato gli artefici a fare eccellentemente gli stucchi e lavorato grottesche, paesi, animali e tutte l’altre cose che può sapere un pittore, e colorito in fresco, a olio et a tempera. Onde si può dire che sia stato il padre di queste nobilissime arti, vivendo le virtù di lui in coloro che le vanno imitando in ogni effetto onorato dell’arte. Sono state dopo la morte di Perino stampate molte cose ritratte dai suoi disegni, la fulminazione