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a cui, et in che maniera e con che regola deono la liberalità verso gl’artefici e virtuosi uomini usare, dico, tornando a Sebastiano, che egli condusse con gran fatica, poi che fu fatto frate del Piombo, al patriarca d’Aquilea un Cristo che porta la croce, dipinto in pietra dal mezzo in su, che fu cosa molto lodata, e massimamente nella testa e nelle mani, nelle quali parti era Bastiano veramente eccellentissimo. Non molto dopo, essendo venuta a Roma la nipote del Papa, che fu poi et è ancora reina di Francia, fra’ Sebastiano la cominciò a ritrarre, ma non finita si rimase nella guardaroba del Papa. E poco appresso, essendo il cardinale Ippolito de’ Medici innamorato della signora Giulia Gonzaga, la quale allora si dimorava a Fondi, mandò il detto cardinale in quel luogo Sebastiano, accompagnato da quattro cavai leggeri, a ritrarla. Et egli in termine d’un mese fece quel ritratto; il quale, venendo dalle celesti bellezze di quella signora e da così dotta mano, riuscì una pittura divina; onde, portata a Roma, furono grandemente riconosciute le fatiche di quell’artefice dal cardinale che conobbe questo ritratto, come veramente era, passar di gran lunga quanti mai n’aveva fatto Sebastiano infino a quel giorno. Il qual ritratto fu poi mandato al re Francesco in Francia, che lo fe porre nel suo luogo di Fontanableò. Avendo poi cominciato questo pittore un nuovo modo di colorire in pietra, ciò piaceva molto a’ popoli, parendo che in quel modo le pitture diventassero eterne e che né il fuoco, né i tarli potessero lor nuocere. Onde cominciò a fare in queste pietre molte pitture, ricignendole con ornamenti d’altre pietre mischie, che fatte lustranti facevano accompagnatura bellissima. Ben è vero che, finite, non si potevano né le pitture, né l’ornamento, per lo troppo peso, né muovere, né trasportare se non con grandissima difficultà. Molti dunque tirati dalla novità della cosa e dalla vaghezza dell’arte, gli davano arre di danari perché lavorasse per loro, ma egli, che più si dilettava di ragionarne che di farle, mandava tutte le cose per la lunga. Fece non di meno un Cristo morto e la Nostra Donna in una pietra, per don Ferrante Gonzaga, il quale lo mandò in Ispagna con un ornamento di pietra, che tutto fu tenuto opera molto bella, et a Sebastiano fu pagata quella pittura cinquecento scudi da Messer Niccolò da Cortona, agente in Roma del cardinale di Mantova. Ma in questo fu Bastiano veramente da lodare, perciò che dove Domenico suo compatriota, il quale fu il primo che colorisse a olio in muro, e dopo lui Andrea dal Castagno, Antonio e Piero del Pollaiuolo, non seppero trovar modo che le lor figure a questo modo fatte non diventassino nere, né invecchiassero così presto, lo seppe trovar Bastiano. Onde il Cristo alla colonna, che fece in San Piero a Montorio, infino ad ora non ha mai mosso et ha la medesima vivezza e colore che il primo giorno: perché usava costui questa così fatta diligenza, che faceva l’arricciato grosso della calcina con mistura di mastice e pece greca, e quelle insieme fondate al fuoco e date nelle mura, faceva poi spianare con una mescola da calcina fatta rossa, o vero rovente, al fuoco. Onde hanno potuto le sue cose reggere all’umido e conservare benissimo il colore senza farli far mutazione. E con la medesima mestura ha lavorato sopra le pietre di peperigni, di marmi, di mischi, di porfidi e lastre durissime, nelle quali possono lunghissimo tempo durare le pitture; oltre che ciò