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di cappella fatti col disegno di Raffaello; e molte altre cose. Dopo costoro ha fatto cinquanta carte di paesi varii e belli Batista pittore vicentino e Battista del Moro veronese. Et in Fiandra ha fatto Ieronimo Coca l’arti liberali; et in Roma fra’ Bastiano viniziano la Visitazione della Pace, e quella di Francesco Salviati della Misericordia; la festa di Testaccio, oltre a molte opere, che ha fatto in Vinezia Battista Franco pittore, e molti altri maestri. Ma per tornare alle stampe semplici di rame, dopo che Marcantonio ebbe fatto tante opere, quanto si è detto di sopra, capitando in Roma il Rosso, gli persuase il Baviera che facesse stampare alcuna delle cose sue, onde egli fece intagliare a Gian Iacopo del Caraglio veronese, che allora aveva bonissima mano e cercava con ogni industria d’imitare Marcantonio, una sua figura di notomia secca, che ha una testa di morte in mano, e siede sopra un serpente, mentre un cigno canta. La quale carta riuscì di maniera, che il medesimo fece poi intagliare, in carte di ragionevole grandezza, alcuna delle forze d’Ercole: l’ammazzar dell’Idra, il combatter col Cerbero, quando uccide Cacco, il rompere le corna al toro, la battaglia de’ centauri, e quando Nesso centauro mena via Deianira. Le quali carte riuscirono tanto belle e di buono intaglio, che il medesimo Iacopo condusse, pur col disegno del Rosso, la storia delle Piche, le quali, per voler contendere e cantare a pruova et a gara con le Muse, furono convertite in cornacchie. Avendo poi il Baviera fatto disegnare al Rosso, per un libro, venti dèi posti in certe nicchie con i loro instrumenti, furono da Gian Iacopo Caraglio intagliati con bella grazia e maniera, e non molto dopo le loro trasformazioni. Ma di queste non fece il disegno il Rosso se non di due, perché venuto col Baviera in diferenza, esso Baviera ne fece fare dieci a Perino del Vaga. Le due del Rosso furono il ratto di Proserpina e Fillare trasformato in cavallo. E tutte furono dal Caraglio intagliate con tanta diligenza che sempre sono state in pregio. Dopo cominciò il Caraglio, per il Rosso, il ratto delle Sabine, che sarebbe stato cosa molto rara, ma sopravenendo il sacco di Roma non si poté finire, perché il Rosso andò via e le stampe tutte si perderono. E se bene questa è venuta poi col tempo in mano degli stampatori, è stata cattiva cosa, per avere fatto l’intaglio chi non se ne intendeva, e tutto per cavar danari. Intagliò appresso il Caraglio, per Francesco Parmigiano, in una carta lo sposalizio di Nostra Donna et altre cose del medesimo, e dopo per Tiziano Vecellio in un’altra carta una Natività, che già aveva esso Tiziano dipinta, che fu bellissima. Questo Gian Iacomo Caraglio, dopo aver fatto molte stampe di rame, come ingegnoso si diede a intagliare cammei e cristalli, in che essendo riuscito non meno eccellente che in fare le stampe di rame, ha atteso poi appresso al re di Pollonia non più alle stampe di rame, come cosa bassa, ma alle cose delle gioie, a lavorare d’incavo et all’architettura. Per che essendo stato largamente premiato dalla liberalità di quel re, ha speso e rinvestito molti danari in sul parmigiano per ridursi in vecchiezza e godere la patria e gli amici e’ discepoli suoi e le sue fatiche di molti anni. Dopo costoro è stato eccellente negli intagli di rame Lamberto Suave, di mano del quale si veggiono in tredici carte Cristo con i dodici Apostoli condotti, quanto all’intaglio, sottilmente a perfezzione. E se gli avesse avuto nel disegno più fondamento, come si conosce fatica, studio e