Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/324

l’altre muraglie ancora, le quali per la morte di lui erano rimase imperfette. Et avendo in quel tempo Messer Baldassarre Turini da Pescia a collocare una tavola di mano di Raffaello da Urbino nella principale chiesa di Pescia, di cui era proposto, e farle un ornamento di pietra intorno, anzi una capella intera et una sepoltura, condusse il tutto con suoi disegni e modelli Giuliano, il quale rassettò al medesimo la sua casa di Pescia con molte belle et utili commodità. Fuor di Fiorenza a Montughi fece il medesimo a Messer Francesco Campana, già primo segretario del duca Alessandro e poi del duca Cosimo de’ Medici, una casetta piccola a canto alla chiesa, ma ornatissima e tanto ben posta, che vagheggia, essendo alquanto rilevata, tutta la città di Firenze et il piano intorno. Et a Colle, patria del medesimo Campana, fu murata una commodissima e bella casa col disegno del detto Giuliano; il quale poco appresso cominciò per Messer Ugolino Grifoni, monsignor d’Altopascio, un palazzo a San Miniato al Tedesco che fu cosa magnifica. Et a Ser Giovanni Conti, uno de’ segretarii del detto signor duca Cosimo, acconciò, con molti belli e commodi ornamenti, la casa di Firenze; ma ben è vero che nel fare le due finestre inginocchiate, le quali rispondono in sulla strada, uscì Giuliano del modo suo ordinario, e le tritò tanto con risalti, mensoline e rotti, ch’elle tengono più della maniera tedesca che dell’antica e moderna, vera e buona. E nel vero le cose d’architettura vogliono essere maschie, sode e semplici, et arricchite poi dalla grazia del disegno e da un sugetto vario nella composizione, che non alteri col poco o col troppo, né l’ordine dell’architettura, né la vista di chi intende. Intanto, essendo tornato Baccio Bandinelli da Roma, dove aveva finito le sepolture di Leone e Clemente, persuase al signor Duca Cosimo, allora giovinetto, che facesse nella sala grande del palazzo ducale una facciata in testa tutta piena di colonne e nicchie, con un ordine di ricche statue di marmo, la qual facciata rispondesse con finestre di marmo e macigni in piazza. A che fare risoluto il Duca, mise mano il Bandinello a fare il disegno, ma trovato, come si è detto nella vita del Cronaca, che la detta sala era fuor di squadra, e non avendo mai dato opera all’architettura il Bandinello, come quello che la stimava arte di poco valore e si faceva maraviglia e rideva di chi le dava opera, veduta la difficultà di quest’opera, fu forzato conferire il suo disegno con Giuliano e pregarlo che come architettore gli guidasse quell’opera. E così, messi in opera tutti gli scarpellini et intagliatori di Santa Maria del Fiore, si diede principio alla fabrica, risoluto il Bandinello, col consiglio di Giuliano, di far che quell’opera andasse fuor di squadra, secondando in parte la muraglia. Onde avenne che gli bisognò fare tutte le pietre con le quadrature bieche, e con molta fatica condurle col pifferello, ch’è uno strumento d’una squadra zoppa. Il che diede tanto disgrazia all’opera che, come si dirà nella vita del Bandinello, è stato difficile ridurla in modo che ella accompagni l’altre cose. La qual cosa non sarebbe avenuta se il Bandinello avesse posseduto le cose d’architettura come egli possedeva quelle della scultura; per non dir nulla che le nicchie grandi, dove sono dentro nelle rivolte verso le facciate, riuscivano nane, e non senza difetto quella del mezzo, come si dirà nella vita di detto Bandinello. Quest’opera, dopo esservisi lavorato dieci anni, fu messa da canto, e così si è stata qualche tempo. Vero