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cagioni adunque, avendo il seguito di tutti quelli della sua contrada, non era per altro nome nella città chiamato che il Rosso di S. Zeno. Per che, mutato lo stato della città e ritornata sotto gl’antichi suoi signori viniziani, Giovanmaria, come colui che avea seguito la parte imperiale, fu forzato, per sicurtà della vita, partirsi. E così andato a Trento, vi si trattenne, dipignendo alcune cose, certo tempo. Ma finalmente, rassettate le cose, se n’andò a Padoa, dove fu prima conosciuto e poi molto favorito da monsignor reverendissimo Bembo, che poco appresso lo fece conoscere al magnifico Messer Luigi Cornaro, gentiluomo viniziano d’alto spirito e d’animo veramente regio, come ne dimostrano tante sue onoratissime imprese. Questi dunque dilettandosi, oltre all’altre sue nobilissime parti, delle cose d’architettura, la cognizione della quale è degna di qualunche gran principe, et avendo perciò vedute le cose di Vetruvio, di Leonbattista Alberti e d’altri che hanno scritto in questa professione, e volendo mettere le cose che aveva imparato in pratica, veduti i disegni di Falconetto e con quanto fondamento parlava di queste cose, e chiariva tutte le difficultà che possono nascere nella varietà degli ordini dell’architettura, s’inamorò di lui per sì fatta maniera che, tiratoselo in casa, ve lo tenne onoratamente ventun anno, ché tanto fu il rimanente della vita di Giovanmaria, il quale in detto tempo operò molte cose con detto Messer Luigi, il quale, desideroso di vedere l’anticaglie di Roma in fatto, come l’aveva vedute nei disegni di Giovanmaria, menandolo seco se n’andò a Roma, dove avendo costui sempre in sua compagnia, volle vedere minutamente ogni cosa. Dopo tornati a Padoa, si mise mano a fare col disegno e modello di Falconetto la bellissima et ornatissima loggia che è in casa Cornara, vicina al Santo, per far poi il palazzo secondo il modello fatto da Messer Luigi stesso. Nella qual loggia è sculpito il nome di Giovanmaria in un pilastro. Fece il medesimo una porta dorica molto grande e magnifica al palazzo del capitano di detta terra, la qual porta, per opera schietta, è molto lodata da ognuno. Fece anco due bellissime porte della città, l’una detta di San Giovanni, che va verso Vicenza, la quale è bella e commoda per i soldati che la guardano, e l’altra fu porta Savonarola, che fu molto bene intesa. Fece anco il disegno e modello della chiesa di Santa Maria delle Grazie de’ frati di San Domenico e la fondò; la quale opera, come si vede dal modello, è tanto ben fatta e bella, che di tanta grandezza non si è forse veduto infino a ora una pari in altro luogo. Fu fatto dal medesimo il modello d’un superbissimo palazzo al signor Girolamo Savorgnano nel fortissimo suo castello d’Usopo nel Friuli, che allora fu fondato tutto e tirato sopra terra; ma morto quel signore, si rimase in quel termine senza andar più oltre, ma se questa fabrica si fusse finita sarebbe stata maravigliosa. Nel medesimo tempo andò Falconetto a Pola d’Istria solamente per disegnare e vedere il teatro, amfiteatro et arco che è in quella città antichissima. E fu questi il primo che disegnasse teatri et anfiteatri e trovasse le piante loro; e quelli che si veggono, e massimamente quel di Verona, vennero da lui e furono fatti stampare da altri sopra i suoi disegni. Ebbe Giovanmaria animo grande, e come quello che non aveva mai fatto altro che disegnare cose grandi antiche, null’altro disiderava se non che se gli presentasse occasione di far cose simili a quelle in grandezza, e tallora