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quale opera per cosa in fresco è molto ben disegnata e condotta. Nella volta poi di fuori, che è tutta messa a oro, dipinse in certi tondi i quattro Evangelisti, e nei pilastri dentro e fuori fece varie figure di Santi; e fra l’altre Santa Elisabetta del terzo Ordine di San Francesco, Santa Elena e Santa Caterina, che sono figure molto belle, e per disegno, grazia e colorito molto lodate. Quest’opera dunque può far fede della virtù di Domenico e della magnificenza di quel cavaliere. Morì Domenico molto vecchio e fu sepolto in San Bernardino, dove sono le dette opere di sua mano, lasciando erede delle facultà e della virtù sua Francesco Morone, suo figliuolo, il quale avendo i primi principii dell’arte apparati dal padre, s’affaticò poi di maniera che in poco tempo riuscì molto miglior maestro che il padre stato non era; come l’opere che fece a concorrenza di quelle del padre chiaramente ne dimostrano. Dipinse adunque Francesco, sotto l’opera di suo padre, all’altare del Monte nella chiesa, detta di San Bernardino, a olio le portelle che chiuggono la tavola di Liberale. Nelle quali, dalla parte di dentro, fece in una la Vergine e nell’altra San Giovanni Evangelista grandi quanto il naturale, e bellissime nelle facce che piangono, nei panni et in tutte l’altre parti. Nella medesima capella dipinse a basso, nella facciata del muro che fa capo al tramezzo, il miracolo che fece il Signore dei cinque pani e due pesci che saziarono le turbe: dove sono molte figure belle e molti ritratti di naturale; ma sopra tutto è lodato un San Giovanni Evangelista che è tutto svelto e volge le reni in parte al popolo. Appresso fece nell’istesso luogo, allato alla tavola, nei vani del muro la quale è appoggiata, un San Lodovico vescovo e frate di San Francesco, et un’altra figura; e nella volta, in un tondo che fora, certe teste che scortano. E queste opere tutte sono molto lodate dai pittori veronesi. Dipinse nella medesima chiesa, fra questa capella e quella de’ Medici, all’altare della Croce, dove sono tanti quadri di pittura, un quadro, che è nel mezzo sopra tutti, dove è Cristo in croce, la Madonna e San Giovanni, che è molto bello; e dalla banda manca di detto altare, dipinse in un altro quadro, che è sopra quello del Carota, il Signore che lava i piedi agl’Apostoli, che stanno in varie attitudini; nella quale opera dicono che ritrasse questo pittore se stesso in figura d’uno che serve a Cristo a portar l’acqua. Lavorò Francesco alla capella degl’Emilii nel Duomo un San Iacopo e San Giovanni, che hanno in mezzo Cristo che porta la croce, e sono queste due figure di tanta bellezza e bontà, quanto più non si può disiderare. Lavorò il medesimo molte cose a Lonico, in una badia de’ monaci di Monte Oliveto, dove concorrono molti popoli a una figura della Madonna che in quel luogo fa miracoli assai. Essendo poi Francesco amicissimo e come fratello di Girolamo dai Libri pittore e miniatore, presero a lavorare insieme le portelle degl’organi di Santa Maria in Organo de’ frati di Monte Oliveto, in una delle quali fece Francesco, nel difuori, un San Benedetto vestito di bianco e San Giovanni Evangelista, e nel didentro Daniello et Isaia profeti, con due Angioletti in aria et il campo tutto pieno di bellissimi paesi. E dopo dipinse l’ancona dell’altare della Muletta, facendovi un San Piero et un San Giovanni che sono poco più d’un braccio d’altezza, ma lavorati tanto bene e con tanta diligenza, che paiono miniati. E gl’intagli di quest’opera fece fra’ Giovanni da Verona, maestro di tarsie e d’intaglio. Nel medesimo