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FRANCESCO MONSIGNORI 263

che è nel rifettorio de’ monaci di san Benedetto, nella ricchiſſima Badia, che hanno in ſul Mantoano. in san Domenico fece l’altare del Roſaio: & in Verona nel conuento di santa Naſtaſia fece a freſco vna Madonna, san Remigio Veſcouo, e santa Naſtaſia, nel ſecondo chioſtro: e ſopra la ſeconda porta del Martello, in vn’archetto vna Madonna, san Domenico, e san Tommaſo d’Aquino, e tutti di pratica. fu fra Girolamo perſona ſempliciſſima, e tutto alieno dalle coſe del mondo, e ſtandoſi in villa à vn podere del conuento, per fuggire ogni ſtrepito, & inquietudine, teneua i danari, che gl’erano mandati dell’opere, de’ quali ſi ſeruiua à comperare colori, & altre coſe, in vna ſcatola ſenza coperchio appiccata al palco, nel mezzo della ſua camera. di maniera, che ognuno, che volea, potea pigliarne. e per non ſi hauere à pigliar noia ogni giorno di quello, che hauesse à mangiare, coceua il lunedi vn caldaio di fagiuoli, per tutta la ſettimana. venendo poi la peſte in Mantoa, & eſſendo gl’infermi abbandonati da ognuno, come ſi fa in ſimili caſi, fra Girolamo, non da altro moſſo, che da ſomma charita, non abbandonò mai i poueri padri ammorbati; anzi con le proprie mani gli ſerui ſempre: & coſi, non curando di perdere la vita per amore di Dio, s’infettò di quel male, e mori di ſeſſanta anni, con dolore di chiunche lo conobbe. ma tornando à Franceſco Monſignori, egli ritraſſe, il che mi ſi era di ſopra ſcordato, il Conte Hercole Giuſti Veroneſe, grande di naturale con vna Roba d’oro indoſſo, come coſtumaua di portare, che è belliſſimo ritratto, come ſi puo vedere in caſa il Conte Giuſto ſuo figliuolo.

Domenico Moroni, il quale nacque in Verona circa l’anno 1430. imparò l’arte della pittura da alcuni, che furono diſcepoli di Stefano, e dall’opere, che egli vide, e ritraſſe del detto Stefano, di Iacopo Bellini, di Piſano, & d’altri. e per tacere molti quadri, che fece, ſicondo l’uſo di que’ tempi, che ſono ne’ monaſteri, e nelle caſe di priuati, dico ch’egli dipinſe à chiaro ſcuro di terretta verde, la facciata d’una caſa della comunita di Verona ſopra la piazza detta de’ Signori, doue ſi veggiono molte fregiature, & hiſtorie antiche, con figure, e habiti de’ tempi adietro molto bene accomodati. ma il meglio, che ſi veggia di man di coſtui è in san Bernardino il Chriſto menato alla croce, con moltitudine di gente, e di caualli, che è nel muro ſopra la capella del monte della pietà, doue fece Liberale la tauola del depoſto con quegl’Angeli, che piangono. al medeſimo fece dipignere dentro, e fuori la capella, che è vicina a queſta con ricchezza d’oro, e molta ſpeſa, m. Niccolo de’ Medici Caualiere, il quale era in quei tempi ſtimato il maggior ricco di Verona; & il quale ſpeſe molti danari in altre opere pie, ſi come quello, che era à cio da natura inclinato. queſto gentil'huomo, dopo hauer molti monaſterii, e chieſe edificato, ne laſciato quaſi luogo in quella citta, oue non faceſſe qualche ſegnalata ſpeſa in honore di Dio, ſi eleſſe la ſopradetta capella per ſua ſepoltura: negl’ornamenti della quale ſi ſerui di Domenico allora piu famoſo d’altro pittore in quella citta, eſſendo Liberale a Siena. Domenico adunque dipinſe nella parte di dentro di queſta capella, Miracoli di santo Antonio da Padoa, a cui è dedicata, e ui ritraſſe il detto Caualiere in vn vecchio raſo col capo bianco, & ſenza berretta, con veſte lunga d’oro, come coſtumauano di portare i Caualieri in que’ tempi. la



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