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piano alontanandosi e diminuendo, è cosa rarissima. Questa carta è stata lodata sommamente da infiniti che l’hanno veduta, e particolarmente dal Danese da Carrara, che la vide trovandosi in Verona a metter in opera la capella de’ signori Fregosi, che è cosa rarissima fra quante ne sieno oggidì in Italia. Il Danese adunque, veduta questa carta, restò stupefatto per la sua bellezza, e persuase al sopra detto fra’ Marco de’ Medici suo antico e singolare amico, che per cosa del mondo non se la lasciasse uscir di mano, per metterla fra l’altre sue cose rare che ha in tutte le professioni. Per che avendo inteso Battista che il detto padre n’aveva disiderio, per la stessa amicizia, la quale sapea che aveva con il suo suocero tenuta, gliele diede, e quasi lo sforzò, presente il Danese, ad accettarla. Ma nondimeno gli fu di pari cortesia quel buon padre non ingrato. Ma perché il detto Battista e Marco suo figliuolo sono vivi, e tuttavia vanno operando, non si dirà altro di loro al presente. Ebbe il Moro un altro discepolo chiamato Orlando Fiacco, il quale è riuscito buon maestro e molto pratico in far ritratti, come si vede in molti che n’ha fatti bellissimi e molto simili al naturale. Ritrasse il cardinal Caraffa nel suo ritorno di Germania, e lo rubò a lume di torchi mentre che nel Vescovado di Verona cenava; e fu tanto simile al vero, che non si sarebbe potuto migliorare. Ritrasse anco, e molto vivamente, il cardinal Lorena quando venendo dal Concilio di Trento passò per Verona nel ritornarsi a Roma, e così li due vescovi Lippomani di Verona, Luigi il zio et Agostino il nipote, i quali ha ora in suo camerino il Conte Giovambatista della Torre. Ritrasse Messer Adamo Fumani, canonico e gentiluomo literatissimo di Verona, Messer Vincenzio de’ Medici da Verona, e madonna Isotta sua consorte in figura di Santa Elena e Messer Niccolò lor nipote. Parimente ha ritratto il conte Antonio della Torre, il conte Girolamo Canossi et il conte Lodovico et il conte Paulo suoi fratelli, et il signor Astor Baglioni, capitano generale di tutta la cavalleria leggera di Vinezia e governatore di Verona, armato d’arme bianche e bellissimo, e la sua consorte, la signora Ginevra Salviati; similmente il Palladio, architetto rarissimo, e molti altri. E tuttavia va seguitando per farsi veramente un Orlando, nell’arte della pittura, come fu quel primo gran paladino di Francia.


VITA DI FRANCESCO MONSIGNORI, PITTORE VERONESE

Essendosi sempre in Verona, dopo la morte di fra’ Iocondo, dato straordinariamente opera al disegno, vi sono d’ogni tempo fioriti uomini eccellenti nella pittura e nell’architettura come, oltre quello che si è veduto a dietro, si vedrà ora nelle vite di Francesco Monsignori, di Domenico Moroni e Francesco suo figliuolo, di Paulo Cavazzuola, di Falconetto architettore et ultimamente di Francesco e Girolamo miniatori. Francesco Monsignori, adunque, figliuolo d’Alberto, nacque in Verona l’anno 1455 e cresciuto che fu, dal padre, il quale si era sempre dilettato della pittura se bene non l’aveva esercitata se non per un piacere, fu consigliato a dar