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in molti quadri e ritratti che fece a diversi gentiluomini, de’ quali non dirò altro perché voglio che mi basti far menzione di alcune tavole e d’una testa che tenghiamo divina e maravigliosa. L’una delle quali tavole dipinse in Santo Antonio di Vinezia vicino a Castello, e l’altra in Santa Elena presso al Lio, dove i monaci di Monte Oliveto hanno il loro monasterio. Et in questa, che è all’altar maggiore di detta chiesa, fece i Magi che offeriscono a Cristo con buon numero di figure, fra le quali sono alcune teste veramente degne di lode, come anco sono i panni che vestono le figure, condotti con bello andar di pieghe. Fece anco il Palma, nella chiesa di Santa Maria Formosa all’altare de’ Bombardieri, una Santa Barbara grande quanto il naturale con due minori figure dalle bande, cioè San Sebastiano e Santo Antonio. Ma la Santa Barbara è delle migliori figure che mai facesse questo pittore; il quale fece anco nella chiesa di San Moisè, appresso alla piazza di San Marco, un’altra tavola, nella quale è una Nostra Donna in aria e San Giovanni a’ piedi. Fece oltre ciò il Palma, per la stanza dove si ragunano gl’uomini della scuola di San Marco, in sulla piazza di San Giovanni e Paulo, a concorrenza di quelle che già fecero Gian Bellino, Giovanni Mansuchi et altri pittori, una bellissima storia, nella quale è dipinta una nave che conduce il corpo di San Marco a Vinezia: nella quale si vede finto dal Palma una orribile tempesta di mare et alcune barche combattute dalla furia de’ venti, fatte con molto giudicio e con belle considerazioni, sì come è anco un gruppo di figure in aria e diverse forme di demoni, che soffiano a guisa di venti nelle barche che, andando a remi e sforzandosi con varii modi di rompere l’inimiche et altissime onde, stanno per somergersi. Insomma quest’opera, per vero dire, è tale e sì bella per invenzione e per altro, che pare quasi impossibile che colore o pennello adoperati da mani anco eccellenti, possino esprimere alcuna cosa più simile al vero o più naturale, atteso che in essa si vede la furia de’ venti, la forza e destrezza degl’uomini, il moversi dell’onde, i lampi e baleni del cielo, l’acqua rotta dai remi e i remi piegati dall’onde e dalla forza de’ vogadori. Che più? Io per me non mi ricordo aver mai veduto la più orrenda pittura di quella, essendo talmente condotta, e con tanta osservanza nel disegno, nell’invenzione e nel colorito, che pare che tremi la tavola, come tutto quello che vi è dipinto fusse vero. Per la quale opera merita Iacopo Palma grandissima lode, e di essere annoverato fra quegli che posseggono l’arte et hanno in poter loro facultà d’esprimere nelle pitture le difficultà dei loro concetti. Conciò sia che, in simili cose difficili, a molti pittori vien fatto nel primo abbozzare l’opera, come guidati da un certo forore, qualche cosa di buono e qualche fierezza, che vien poi levata nel finire e tolto via quel buono che vi aveva posto il furore. E questo avviene perché molte volte chi finisce considera le parti e non il tutto di quello che fa, e va (rafreddandosi gli spiriti) perdendo la vena della fierezza. Là dove costui stette sempre saldo nel medesimo proposito, e condusse a perfezzione il suo concetto, che gli fu allora, e sarà sempre, infinitamente lodato. Ma senza dubbio, come che molte siano e molto stimate tutte l’opere di costui, quella di tutte l’altre è migliore e certo stupendissima, dove ritrasse, guardandosi in una spera, se stesso di naturale, con alcune pelli di camello