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in compagnia di Tommaso di Stefano pittor fiorentino amico suo. Essendo Giovanni Antonio chiamato da’ frati di S. Marco di Firenze a fare in testa del loro reffettorio in fresco un’opera a spese d’un loro frate converso de’ Molletti, ch’aveva avuto buone facultà di patrimonio al secolo, voleva farvi quando Gesù Cristo con cinque pani e due pesci diede mangiar a cinquemila persone, per far lo sforzo di quello che sapeva fare; e già n’aveva fatto il disegno con molte donne, putti et altra turba e confusione di persone, ma i frati non vollono quella storia, dicendo voler cose positive, ordinarie e semplici. Laonde, come piacque loro, vi fece quando San Domenico, essendo in reffettorio con i suoi frati e non avendo pane, fatta orazione a Dio, fu miracolosamente quella tavola piena di pane, portato da due Angeli in forma umana. Nella qual opera ritrasse molti frati che allora erano in quel convento, i quali paiono vivi, e particolarmente quel converso de’ Molletti che serve a tavola. Fece poi nel mezzo tondo sopra la mensa S. Domenico a piè d’un Crucifisso, la Nostra Donna e S. Giovanni Evangelista che piangono, e dalle bande S. Caterina da Siena e S. Antonino arcivescovo di Firenze e di quell’Ordine, la quale fu condotta, per lavoro a fresco, molto pulitamente e con diligenza. Ma molto meglio sarebbe riuscito al Sogliano se avesse fatto quello ch’aveva disegnato, perché i pittori esprimono meglio i concetti dell’animo loro che gl’altrui. Ma dall’altro lato è onesto che chi spende il suo si contenti. Il quale disegno del pane e del pesce è in mano di Bartolomeo Gondi, il quale, oltre un gran quadro che ha di mano del Sogliano, ha anco molti disegni e teste colorite dal vivo, sopra fogli mesticati, le quali ebbe dalla moglie del Sogliano, poi che fu morto, essendo stato suo amicissimo. E noi ancora avemo alcuni disegni del medesimo nel nostro libro che sono belli affatto. Cominciò il Sogliano a Giovanni Serristori una tavola grande, che s’aveva a porre in S. Francesco dell’Osservanza, fuor della porta a S. Miniato, con un numero infinito di figure, dove sono alcune teste miracolose e le migliori che facesse mai, ma ella rimase imperfetta alla morte del detto Giovanni Serristori. Ma nondimeno, perché Giovanni Antonio era stato pagato del tutto, la finì poi a poco a poco e la diede a Messer Alamanno di Iacopo Salviati, genero et erede di Giovanni Serristori, et egli insieme con l’ornamento la diede alle monache di S. Luca, che l’hanno in via di S. Gallo posta sopra l’altar maggiore. Fece Giovanni Antonio molte altre cose in Firenze, che parte sono per le case de’ cittadini e parte furono mandate in diversi paesi, delle quali non accade far menzione, essendosi parlato delle principali. Fu il Sogliano persona onesta e religiosa molto, e sempre attese ai fatti suoi senza esser molesto a niuno dell’arte. Fu suo discepolo Sandrino del Calzolaio, che fece il tabernacolo ch’è in sul canto delle Murate, et allo spedale del Tempio un San Giovanni Battista che insegna il raccetto ai poveri. E più opere arebbe fatto e bene, se non fusse morto, come fece, giovane. Fu anco discepolo di costui Michele, che andò poi a stare con Ridolfo Ghirlandai, dal quale prese il nome. E Benedetto similmente, che andò con Antonio Mini discepolo di Michelagnolo Buonarroti in Francia, dove ha fatto molte bell’opere. E finalmente Zanobi di Poggino, che ha fatto molte opere per la città. In ultimo, essendo Giovanni Antonio già stanco e male complessionato, dopo essere molto stato tormentato