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voglia pronto a uccidere il proprio figliuolo. Si vedeva anco il medesimo volgere la testa verso un bellissimo putto, il quale parea gli dicesse che fermasse il colpo. Non dirò quali fussero l’attitudini, l’abito, i calzari et altre cose di quel vecchio, perché non è possibile dirne a bastanza. Dirò bene che si vedeva il bellissimo e tenero putto Isaac tutto nudo tremare per timore della morte e quasi morto senza esser ferito. Il medesimo aveva, non che altro, il collo tinto dal calor del sole e candidissime quelle parti che nel viaggio di tre giorni avevano ricoperto i panni. Similmente il montone fra le spine pareva vivo et i panni di Isaac in terra più tosto veri e naturali che dipinti. Vi erano, oltre ciò, certi servi ignudi che guardavano un asino che pasceva et un paese tanto ben fatto che quel proprio dove fu il fatto non poteva esser più bello né altrimenti. La qual pittura, avendo dopo la morte d’Andrea e la cattura di Battista compera Filippo Strozzi, ne fece dono al signor Alfonso Davalos marchese del Vasto, il quale la fece portar nell’isola d’Ischia, vicina a Napoli, e porre in alcune stanze in compagnia d’altre dignissime pitture. Nell’altro quadro fece una Carità bellissima con tre putti, e questo comperò poi dalla donna d’Andrea, essendo egli morto, Domenico Conti pittore, che poi lo vendé a Niccolò Antinori, che lo tiene come cosa rara, che ell’è veramente. Venne in questo mentre desiderio al Magnifico Ottaviano de’ Medici, vedendo quanto Andrea aveva in quest’ultimo migliorata la maniera, d’avere un quadro di sua mano; onde Andrea, che desiderava servirlo, per esser molto obligato a quel signore, che sempre aveva favorito i begli ingegni e particolarmente i pittori, gli fece in un quadro una Nostra Donna, che siede in terra con un putto in su le gambe a cavalcione, che volge la testa a un San Giovannino, sostenuto da una S. Elisabetta vecchia, tanto ben fatta e naturale, che par viva, sì come anco ogni altra cosa è lavorata con arte, disegno e diligenza incredibile. Finito che ebbe questo quadro, Andrea lo portò a Messer Ottaviano; ma perché, essendo allora l’assedio attorno a Firenze, aveva quel signore altri pensieri, gli rispose che lo desse a chi voleva, scusandosi e ringraziandolo sommamente. Al che Andrea non rispose altro se non: "La fatica è durata per voi e vostro sarà sempre". "Vendilo", rispose Messer Ottaviano "e serveti de’ danari, perciò che io so quel che io mi dico." Partitosi dunque Andrea, se ne tornò a casa, né per chieste che gli fussino fatte volle mai dare il quadro a nessuno, anzi, fornito che fu l’assedio et i Medici tornati in Firenze, riportò Andrea il quadro a Messer Ottaviano, il quale presolo ben volentieri e ringraziandolo, glielo pagò doppiamente. La qual opera è oggi in camera di Madonna Francesca, sua donna, e sorella del reverendissimo Salviati; la quale non tiene men conto delle belle pitture lasciateli dal Magnifico suo consorte che ella si faccia del conservare e tener conto degl’amici di lui. Fece un altro quadro Andrea, quasi simile a quello della Carità già detta, a Giovanni Borgherini, dentrovi una Nostra Donna, un S. Giovanni putto che porge a Cristo una palla, figurata per il mondo, et una testa di S. Giuseppo molto bella. Venne voglia a Pavolo da Terra Rossa, veduta la bozza del sopra detto Abramo, d’avere qualche cosa di mano d’Andrea, come amico universalmente di tutti i pittori. Per che richiestolo d’un ritratto di quello Abramo, Andrea volentieri lo servì, e glielo fece tale che nella sua piccolezza non fu punto inferiore