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d’Antonio Brancacci, per fuggire la peste et anco lavorare qualche cosa, andò in Mugello a fare per le monache di San Piero a Luco dell’ordine di Camaldoli una tavola. Là dove menò seco la moglie et una figliastra, e similmente la sorella di lei et un garzone. Quivi dunque standosi quietamente mise mano all’opera; e perché quelle venerande donne più l’un giorno che l’altro facevano carezze e cortesie alla moglie, a lui et a tutta la brigata, si pose con grandissimo amore a lavorare quella tavola. Nella quale fece un Cristo morto, pianto dalla Nostra Donna, S. Giovanni Evangelista e da una Madalena in figure tanto vive, che pare ch’elle abbiano veramente lo spirito e l’anima. Nel S. Giovanni si scorge la tenera dilezzione di quell’Apostolo e l’amore della Madalena nel pianto et un dolore estremo nel volto et attitudine della Madonna, la quale vedendo il Cristo, che pare veramente di rilievo in carne e morto, fa per la compassione stare tutto stupefatto e smarrito San Piero e San Paulo, che contemplano morto il Salvatore del mondo in grembo alla madre. Per le quali maravigliose considerazioni si conosce quanto Andrea si dilettasse delle fini e perfezzioni dell’arte; e per dire il vero questa tavola ha dato più nome a quel monasterio, che quante fabriche e quante altre spese vi sono state fatte, ancor che magnifiche e straordinarie. Finita la tavola, perché non era ancor passato il pericolo della peste, dimorò nel medesimo luogo, dove era benissimo veduto e carezzato, alcune settimane. Nel qual tempo, per non si stare, fece non solamente una Visitazione di Nostra Donna e S. Lisabetta, che è in chiesa a man ritta sopra il presepio, per finimento d’una tavoletta antica, ma ancora in una tela non molto grande una bellissima testa d’un Cristo, alquanto simile a quella che è sopra l’altare della Nunziata, ma non sì finita; la qual testa, che invero si può annoverare fra le buone cose che uscissero delle mani d’Andrea, è oggi nel monasterio de’ monaci degl’Angeli di Firenze, appresso il molto reverendo padre don Antonio da Pisa, amator non solo degl’uomini eccellenti nelle nostre arti, ma generalmente di tutti i virtuosi. Da questo quadro ne sono stati ricavati alcuni; per che avendolo don Silvano Razzi fidato a Zanobi Poggini pittore, acciò uno ne ritraesse a Bartolomeo Gondi, che ne lo richiese, ne furono ricavati alcuni altri, che sono in Firenze tenuti in somma venerazione. In questo modo adunque passò Andrea senza pericolo il tempo della peste e quelle donne ebbero dalla virtù di tanto uomo quell’opera, che può stare al paragone delle più eccellenti pitture che siano state fatte a’ tempi nostri; onde non è maraviglia se Ramazzotto, capo di parte a Scaricalasino, tentò per l’assedio di Firenze più volte d’averla, per mandarla a Bologna in San Michele in Bosco alla sua capella. Tornato Andrea a Firenze, lavorò a Becuccio Bicchieraio da Gambassi, amicissimo suo, in una tavola una Nostra Donna in aria col Figliuolo in collo, et abbasso quattro figure, San Giovanni Battista, S. Maria Madalena, S. Bastiano e San Rocco; e nella predella ritrasse di naturale esso Becuccio e la moglie, che sono vivissimi. La quale tavola è oggi a Gambassi, castello fra Volterra e Fiorenza nella Valdelsa. A Zanobi Bracci per una capella della sua villa di Rovezzano fece un bellissimo quadro di una Nostra Donna, che allatta un Putto, et un Giuseppo con tanta diligenza che si staccano, tanto hanno rilievo, dalla tavola. Il quale quadro è oggi in casa di Messer Antonio Bracci, figliuolo di detto Zanobi. Fece anco Andrea nel medesimo tempo