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furono stimati in Fiorenza pittura molto lodevole. Le quali tutte opere diedero sì gran nome ad Andrea nella sua città, che fra molti giovani e vecchi, che allora dipignevano, era stimato dei più eccellenti che adoperassino colori e pennelli; laonde si trovava non solo essere onorato, ma in istato ancora, se bene si faceva poco affatto pagare le sue fatiche, che poteva in parte aiutare e sovvenire i suoi e difenderse dai fastidii e dalle noie che hanno coloro che ci vivono poveramente. Ma essendosi d’una giovane innamorato e poco appresso, essendo rimasta vedova, toltala per moglie, ebbe più che fare il rimanente della sua vita e molto più da travagliare che per l’adietro fatto non aveva; perciò che, oltre le fatiche e fastidii che seco portano simili impacci comunemente, egli se ne prese alcuni da vantaggio, come quello che fu ora da gelosia et ora da una cosa et ora da un’altra combattuto. Ma per tornare all’opere che fece, le quali, come furono assai, così furono rarissime, egli fece, dopo quelle di che si è favellato di sopra, a un frate di Santa Croce dell’Ordine minore, il quale era governatore allora delle monache di San Francesco in via Pentolini e si dilettava molto della pittura, in una tavola per la chiesa di dette monache, la Nostra Donna ritta e rilevata sopra una basa in otto faccie; in sulle cantonate della quale sono alcune arpie che seggono quasi adorando la Vergine, la quale con una mano tiene in collo il Figliuolo, che con attitudine bellissima la strigne con le braccia tenerissimamente, e con l’altra un libro serrato, guardando due putti ignudi i quali, mentre l’aiutano a reggere, le fanno intorno ornamento. Ha questa Madonna, da man ritta, un San Francesco molto ben fatto, nella testa del quale si conosce la bontà e semplicità che fu veramente in quel santo uomo; oltre ciò sono i piedi bellissimi, e così i panni, perché Andrea con un girar di pieghe molto ricco e con alcune ammaccature dolci sempre contornava le figure in modo che si vedeva l’ignudo; a man destra ha un San Giovanni Evangelista, finto giovane et in atto di scrivere l’Evangelio, in molto bella maniera; si vede, oltre ciò, in questa opera un fumo di nuvoli trasparenti sopra il casamento e le figure che pare che si muovino. La quale opera è tenuta oggi fra le cose d’Andrea di singolare e veramente rara bellezza. Fece anco al Nizza legnaiuolo un quadro di Nostra Donna che fu non men bello stimato che l’altre opere sue. Deliberando poi l’Arte de’ Mercatanti che si facessero alcuni carri trionfali di legname, a guisa degl’antichi Romani, perché andassero la mattina di San Giovanni a processione in cambio di certi paliotti di drappo e ceri che le città e castella portano in segno di tributo, passando dinanzi al Duca e magistrati principali, di dieci che se ne fecero allora, ne dipinse Andrea alcuni a olio e di chiaro scuro, con alcune storie che furono molto lodate. E se bene si doveva seguitare di farne ogni anno qualcuno, per insino a che ogni città e terra avesse il suo (il che sarebbe stato magnificenza e pompa grandissima) fu nondimeno dismesso il ciò fare l’anno 1527. Mentre dunque che con queste et altre opere Andrea adornava la sua città et il suo nome ogni giorno maggiormente cresceva, deliberarono gl’uomini della Compagnia dello Scalzo che Andrea finisse l’opera del loro cortile, che già aveva cominciato e fattovi la storia del battesimo di Cristo; e così, avendo egli rimesso