Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-1, 1568.djvu/193

era di mano di Filippo e di Pietro Perugino. Solevano ragunarsi in Fiorenza in capo della via Larga, sopra le case del Magnifico Ottaviano de’ Medici, dirimpetto all’orto di San Marco, gli uomini della Compagnia che si dice dello Scalzo, intitolata in San Giovanni Battista; la quale era stata murata in que’ giorni da molti artefici fiorentini, i quali fra l’altre cose vi avevano fatto di muraglia un cortile di prima giunta che posava sopra alcune colonne non molto grandi; onde, vedendo alcuni di loro che Andrea veniva in grado d’ottimo pittore, deliberarono, essendo più ricchi d’animo che di danari, che egli facesse intorno a detto chiostro in dodici quadri di chiaro scuro, cioè di terretta in fresco, dodici storie della vita di San Giovanbatista; per lo che egli, messovi mano, fece nella prima quando San Giovanni battezza Cristo, con molta diligenza e tanto buona maniera, che gl’acquistò credito, onore e fama per sì fatta maniera, che molte persone si voltarono a fargli fare opere, come a quello che stimavano dover col tempo a quello onorato fine che prometteva il principio del suo operare straordinario pervenire. E fra l’altre cose che egli allora fece di quella prima maniera, fece un quadro che oggi è in casa di Filippo Spini, tenuto per memoria di tanto artefice in molta venerazione. Né molto dopo in San Gallo, chiesa de’ frati Eremitani osservanti dell’Ordine di Santo Agostino, fuor della porta a San Gallo, gli fu fatto fare per una capella una tavola d’un Cristo, quando in forma d’ortolano apparisce nell’orto a Maria Maddalena; la quale opera, per colorito e per una certa morbidezza et unione, è dolce per tutto e così ben condotta, che ella fu cagione che non molto poi ne fece due altre nella medesima chiesa, come si dirà di sotto. Questa tavola è oggi al Canto agl’Alberti in San Jacopo tra’ Fossi, e similmente l’altre due. Dopo queste opere, partendosi Andrea et il Francia dalla piazza del Grano, presono nuove stanze vicino al convento della Nunziata, nella Sapienza; onde avvenne che Andrea et Iacopo Sansovino allora giovane, il quale nel medesimo luogo lavorava di scultura sotto Andrea Contucci suo maestro, feciono sì grande e stretta amicizia insieme che né giorno né notte si staccava l’uno dall’altro, e per lo più i loro ragionamenti erano delle difficultà dell’arte; onde non è maraviglia se l’uno e l’altro sono poi stati eccellentissimi, come si dice ora d’Andrea e come a suo luogo si dirà di Iacopo. Stando in quel tempo medesimo nel detto convento de’ Servi et al banco delle candele un frate sagrestano, chiamato fra’ Mariano dal canto alle macine, egli sentiva molto lodare a ognuno Andrea e dire che egli andava facendo maraviglioso acquisto nella pittura, perché pensò di cavarsi una voglia con non molta spesa. E così, tentando Andrea (che dolce e buono uomo era) nelle cose dell’onore, cominciò a mostrargli sotto spezie di carità di volerlo aiutare in cosa che egli recarebbe onore et utile e lo farebbe conoscere per sì fatta maniera, che non sarebbe mai più povero. Aveva già molti anni innanzi, nel primo cortile de’ Servi, fatto Alesso Baldovinetti nella facciata, che fa spalle alla Nunziata, una Natività di Cristo, come si è detto di sopra; e Cosimo Rosselli dall’altra parte aveva cominciato nel medesimo cortile una storia, dove San Filippo autore di quell’Ordine de’ Servi piglia l’abito, la quale storia non aveva Cosimo condotta a fine per essere, mentre appunto la lavorava, venuto a morte. Il frate dunque, avendo