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del Verrocchio; e fra l’altre cose vi è di mano di Lorenzetto una Carità che non è se non ragionevole; e poco dopo fece a Giovanni Bartolini per il suo orto una figura, la quale finita, andò a Roma, dove lavorò ne’ primi anni molte cose, delle quali non accade fare altra memoria. Dopo, essendogli allogata da Agostino Ghigi per ordine di Raffaello da Urbino, la sua sepoltura in Santa Maria del Popolo, dove aveva fabricato una capella, Lorenzo si mise a questa opera con tutto quello studio, diligenza e fatica che mai gli fu possibile, per uscirne con lode, per piacere a Raffaello, dal quale poteva molti favori et aiuti sperare, e per esserne largamente rimunerato dalla liberalità d’Agostino, uomo ricchissimo. Né cotali fatiche furono se non benissimo spese, perché, aiutato dal giudizio di Raffaello, condusse a perfezzione quelle figure, cioè un Iona ignudo uscito del ventre del pesce, per la ressurezzione de’ morti, et uno Elia, che col vaso d’acqua e col pane subcinerizio vive di grazia sotto il ginepro. Queste statue, dunque, furono da Lorenzo a tutto suo potere con arte e diligenza a somma bellezza finite, ma egli non ne conseguì già quel premio che il bisogno della sua famiglia e tante fatiche meritavano; perciò che avendo la morte chiusi gl’occhi ad Agostino e quasi in un medesimo tempo a Raffaello, le dette figure, per la poca pietà degl’eredi d’Agostino, se gli rimasono in bottega dove stettono molti anni; pure oggi sono state messe in opera nella detta chiesa di Santa Maria del Popolo alla detta sepoltura. Lorenzo dunque, caduto d’ogni speranza per le dette cagioni, si trovò per allora avere gettato il tempo e la fatica. Dovendosi poi essequire il testamento di Raffaello gli fu fatta fare una statua di marmo di quattro braccia d’una Nostra Donna, per lo sepolcro di esso Raffaello nel tempio di Santa Maria Ritonda, dove per ordine suo fu restaurato quel tabernacolo. Fece il medesimo Lorenzo per un mercante de’ Perini alla Trinità di Roma una sepoltura con due fanciulli di mezzo rilievo. E d’architettura fece il disegno di molte case e particolarmente quello del palazzo di Messer Bernardino Caffarelli; e nella Valle la facciata di dentro e così il disegno delle stalle et il giardino di sopra, per Andrea cardinale della Valle, dove accomodò nel partimento di quell’opera colonne basse e capitegli antichi, e spartì attorno per basamento di tutta quell’opera pili antichi pieni di storie. E più alto fece sotto certe nicchione un altro fregio di rottami di cose antiche, e di sopra nelle dette nicchie pose alcune statue pur antiche e di marmo, le quali se bene non erano intere, per essere quale senza testa, quale senza braccia et alcuna senza gambe, et insomma ciascuna con qualche cosa meno, l’accomodò non di meno benissimo, avendo fatto rifare a buoni scultori tutto quello che mancava. La quale cosa fu cagione che altri signori hanno poi fatto il medesimo e restaurato molte cose antiche, come il cardinale Cefis, Ferrara, Farnese e, per dirlo in una parola, tutta Roma. E nel vero hanno molto più grazia queste anticaglie in questa maniera restaurate, che non hanno que’ tronchi imperfetti e le membra senza capo o in altro modo difettose e manche. Ma tornando al giardino detto, fu posto sopra le nicchie la fregiatura che vi si vede di storie antiche di mezzo rilievo bellissima e rarissima. La quale invenzione di Lorenzo gli giovò infinitamente, perché passati gl’infortunii di papa Clemente,