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di quello che apparve a San Gregorio, quando avendo pregato per il popolo oppresso da crudelissima pestilenza, lo vide rimettere la spada nella guaina. Appresso, essendo il detto Crispo fatto cardinale, mandò più volte Raffaello a Bolsena dove fabricava un palazzo. Né passò molto che il reverendissimo cardinale Salviati e Messer Baldassarri Turrini da Pescia diedero a fare a Raffaello, già toltosi da quella servitù del Castello e del cardinale Crispo, la statua di papa Leone, che è oggi sopra la sua sepoltura nella Minerva di Roma. E, quella finita, fece Raffaello al detto Messer Baldassarri per la chiesa di Pescia, dove aveva murato una capella di marmo, una sepoltura, et alla Consolazione di Roma fece tre figure di marmo di mezzo rilievo in una capella. Ma datosi poi a una certa vita più da filosofo che da scultore, si ridusse, amando di vivere quietamente, a Orvieto, dove presa la cura della fabrica di Santa Maria, vi fece molti acconcimi, trattenendovisi molti anni et invecchiando inanzi tempo; credo che se Raffaello avesse preso a fare opere grandi, come avrebbe potuto, arebbe fatto molto più cose e migliori che non fece nell’arte. Ma l’essere egli troppo buono e rispettoso, fuggendo le noie e contentandosi di quel tanto che gli aveva la sorte proveduto, lasciò molte occasioni di fare opere segnalate. Disegnò Raffaello molto praticamente et intese molto meglio le cose dell’arte che non aveva fatto Baccio suo padre. E di mano così dell’uno come dell’altro sono alcuni disegni nel nostro libro, ma molto migliori sono e più graziosi e fatti con miglior arte quelli di Raffaello, il quale negl’ornamenti d’architettura seguitò assai la maniera di Michelagnolo, come ne fanno fede i camini e le porte e le finestre che egli fece in detto Castello Sant’Agnolo et alcune capelle fatte di suo ordine a Orvieto di bella e rara maniera. Ma tornando a Baccio, dolse assai la sua morte ai Lucchesi, avendo essi conosciuto giusto e buono uomo e verso ognuno cortese et amorevole molto. Furono l’opere di Baccio circa gl’anni del Signore 1533. Fu suo grandissimo amico e da lui imparò molte cose Zaccaria da Volterra, che in Bologna ha molte cose lavorato di terra cotta, delle quali alcune ne sono nella chiesa di San Giuseppo.