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altri che furono segnalati in quel tempo. E vicino al re è un putto ginocchioni che tiene la corona reale, che fu ritratto Ipolito de’ Medici, che fu poi cardinale e vice cancelliere, tanto pregiato et amicissimo non solo di questa virtù, ma di tutte le altre: alle benignissime ossa del quali i’ mi conosco molto obbligato, poiché il principio mio, quale egli si fusse, ebbe origine da lui. Non si può scrivere le minuzie delle cose di questo artefice, ché invero ogni cosa nel suo silenzio par che favelli; oltra i basamenti fatti sotto a queste con varie figure di difensori e remuneratori della Chiesa, messi in mezzo da varii termini e condotto tutto d’una maniera, che ogni cosa mostra spirito et affetto e considerazione, con quella concordanzia et unione di colorito l’una con l’altra, che migliore non si può imaginare. E perché la volta di questa stanza era dipinta da Pietro Perugino suo maestro, Raffaello non la volse guastar per la memoria sua e per l’affezzione che gli portava, sendo stato principio del grado che egli teneva in tal virtù. Era tanta la grandezza di questo uomo che teneva disegnatori per tutta Italia, a Pozzuolo e fino in Grecia; né restò d’avere tutto quello che di buono per questa arte potesse giovare. Perché seguitando egli ancora fece una sala, dove di terretta erano alcune figure di Apostoli et altri Santi in tabernacoli; e per Giovanni da Udine suo discepolo, il quale per contrafare animali è unico, fece in ciò tutti quegli animali che papa Leone aveva: il camaleonte, i zibetti, le scimie, i papagalli, i lioni, i liofanti et altri animali più stranieri. Et oltre che di grottesche e vari pavimenti egli tal palazzo abbellì assai, diede ancora disegno alle scale papali et alle logge cominciate bene da Bramante architettore, ma rimase imperfette per la morte di quello e seguite poi col nuovo disegno et architettura di Raffaello, che ne fece un modello di legname con maggiore ordine et ornamento che non avea fatto Bramante. Per che volendo papa Leone mostrare la grandezza della magnificenza e generosità sua, Raffaello fece i disegni degli ornamenti di stucchi e delle storie che vi dipinsero e similmente de’ partimenti e quanto allo stucco et alle grotesche fece capo di quella opera Giovanni da Udine; e sopra le figure Giulio Romano, ancora che poco vi lavorasse, così Giovan Francesco, il Bologna, Perino del Vaga, Pellegrino da Modona, Vincenzio da San Gimignano e Polidoro da Caravaggio, con molti altri pittori che feciono storie e figure et altre cose che accadevano per tutto quel lavoro. Il quale fece Raffaello finire con tanta perfezzione che sino da Fiorenza fece condurre il pavimento da Luca della Robbia. Onde certamente non può per pitture, stucchi, ordine e belle invenzioni, né farsi, né imaginarsi di fare più bell’opera. E fu cagione la bellezza di questo lavoro che Raffaello ebbe carico di tutte le cose di pittura et architettura che si facevano in palazzo. Dicesi ch’era tanta la cortesia di Raffaello, che coloro che muravano, perché egli accomodasse gli amici suoi, non tirarono la muraglia tutta soda e continuata, ma lasciarono sopra le stanze vecchie da basso alcune aperture e vani da potervi riporre botti, vettine e legne, le quali buche e vani fecero indebilire i piedi della fabbrica sì che è stato forza che si riempia dappoi, perché tutta cominciava ad aprirsi. Egli fece fare a Gian Barile in tutte le porte e’ palchi di legname assai cose d’intaglio, lavorate e finite con bella grazia. Diede disegni d’architettura alla vigna