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2 PROEMIO

[versione diplomatica]


tà, non dell’architettura, che questa hanno lasciata da parte, ma della Scultura, e della Pittura, essendo per l’una, e l’altra parte addotte, senon tutte, almeno molte ragioni degne di esser udite, e per gl’artefici loro considerate. Dico dunque che gli Scultori, come dotati forse dalla natura, e dall’esercizio dell’arte di miglior complessione di piu sangue, e di piu forze, e per questo piu arditi, e animosi de’ Pittori, cercando d’attribuir il piu honorato grado all’arte loro, arguiscono, e provano la nobiltà della Scultura primieramente dall’antichità sua, per haver il grande Iddio fatto l huomo, che fu la prima scultura dicono, che la Scultura abbraccia molte piu arti come congeneri, e ne ha molte piu sottoposte, che la Pittura, come il basso riliuievo, il far di terra, di cera, o di stucco, di legno, d’avorio, il gettare de’ metalli, ogni ceselamento, il lavorare d’incavo, o di rilievo, nelle pietre fini, e negl’acciai, et altre molte, lequali e di numero, e di maestria avanzano quelle della pittura: et allegando ancora che quelle cose, che si difendono piu e meglio dal tempo, e piu si conservano all’uso degl’huomini; a benefizio, e servizio de’ quali elle son fatte, sono senza dubbio piu utili, e piu degne d’esser tenute care, et honorate, che non sono l’altre: Affermano la Scultura esser tanto piu nobile della Pittura quanto ella è piu atta a conservare, e se, et il nome di chi è celebrato da lei, ne’ marmi, e ne’ bronzi contro a tutte l’ingiurie del tempo, e dell’aria; che non è essa Pittura, la quale di sua natura pure, non che per gl’accidenti di fuora, perisce nelle piu riposte, e piu sicure stanze, ch’abbino saputo dar loro gl’architettori. Vogliano eziandio, che il minor numero loro, non solo de gl’Artefici eccellenti, ma degl’ordinari, rispetto all’infinito numero de’ Pittori arguisca la loro maggiore nobiltà, dicendo, che la Scultara vuole una certa migliore disposizione, e d’animo, e di corpo, che rado si truova congiunto insieme; dove la Pittura si contenta d’ogni debole complessione pur ch’habbia la man sicura se non gagliarda. Et che questo intendimento loro si pruova similmente da’ maggior pregi citati particolarmente da Plinio, da gl’amori causati dalla maravigliosa bellezza di alcune statue, e dal giudizio di colui, che fece la statua della Scultura d’oro, e quella della Pittura d’argento, e pose quella alla destra, et quella alla sinistra. Ne lasciano ancora d’allegare le difficultà prima dell’haver la materia subietta, come i Marmi, e i Metalli, e la valuta loro rispetto alla facilità dell’havere le tavole, le tele, et i colori, a piccolissimi pregi, et in ogni luogo. Di poi l’estreme, et gravi fatiche del maneggiar’i Marmi, et i Bronzi per la gravezza loro, e del lavorargli per quella degl’strumenti; rispetto alla leggerezza de’ Pennegli, degli stili, et delle Penne, disegnatoi, e carboni, oltra che di loro si affatica l’animo con tutte le parti del corpo. Et è, cosa gravissima rispetto alla quieta, e leggiere opera dell’animo, e della mano sola del Dipintore. Fanno appresso grandissimo fondamento sopra l’essere le cose tanto piu nobili, et piu perfette, quanto elle si accostano piu al vero, et dicono, che la Scultura imita la forma vera, et mostra le sue cose girandole intorno a tutte le vedute, Dove la Pittura per essere spianata con semplicissimi lineamenti di pennello. et non havere, che un lume solo, non mostra che una apparenza sola. Ne hanno rispetto a dire molti di loro, che la Scultura è tanto superiore alla Pittura, quanto il vero alla bugia. Ma per la ultima, e piu forte ragione adducono, che allo Scultore è ne-


[versione critica]


tà, non dell’architettura, che questa hanno lasciata da parte, ma della Scultura, e della Pittura, essendo per l’una, e l’altra parte addotte, senon tutte, almeno molte ragioni degne di esser udite, e per gl’artefici loro considerate. Dico dunque che gli Scultori, come dotati forse dalla natura, e dall’esercizio dell’arte di miglior complessione complessione, complessione, di piu sangue, e di piu forze, e per questo piu arditi, e animosi de’ Pittori, cercando d’attribuir il piu honorato grado all’arte loro, arguiscono, e provano la nobiltà della Scultura primieramente dall’antichità sua, per haver il grande Iddio fatto l’huomo, che fu la prima scultura dicono, che la Scultura abbraccia molte piu arti come congeneri, e ne ha molte piu sottoposte, che la Pittura, come il basso rilievo, il far di terra, di cera, o di stucco, di legno, d’avorio, il gettare de’ metalli, ogni ceselamento, il lavorare d’incavo, o di rilievo, nelle pietre fini, e negl’acciai, et altre molte, lequali e di numero, e di maestria avanzano quelle della pittura: et allegando ancora che quelle cose, che si difendono piu e meglio dal tempo, e piu si conservano all’uso degl’huomini, a benefizio, e servizio de’ quali elle son fatte, sono senza dubbio piu utili, e piu degne d’esser tenute care, et honorate, che non sono l’altre, affermano la Scultura esser tanto piu nobile della Pittura quanto ella è piu atta a conservare, e se, et il nome di chi è celebrato da lei, ne’ marmi, e ne’ bronzi contro a tutte l’ingiurie del tempo, e dell’aria; che non è essa Pittura, la quale di sua natura pure, non che per gl’accidenti di fuora, perisce nelle piu riposte, e piu sicure stanze, ch’abbino saputo dar loro gl’architettori. Vogliano eziandio, che il minor numero loro, non solo de gl’Artefici eccellenti, ma degl’ordinari, rispetto all’infinito numero de’ Pittori arguisca la loro maggiore nobiltà, dicendo, che la Scultura vuole una certa migliore disposizione, e d’animo, e di corpo, che rado si truova congiunto insieme; dove la Pittura si contenta d’ogni debole complessione pur ch’habbia la man sicura se non gagliarda. Et che questo intendimento loro si pruova similmente da’ maggior pregi citati particolarmente da Plinio, da gl’amori causati dalla maravigliosa bellezza di alcune statue, e dal giudizio di colui, che fece la statua della Scultura d’oro, e quella della Pittura d’argento, e pose quella alla destra, et quella alla sinistra. Ne lasciano ancora d’allegare le difficultà difficultà: difficultà: prima dell’haver la materia subietta, come i Marmi, e i Metalli, e la valuta loro rispetto alla facilità dell’havere le tavole, le tele, et i colori, a piccolissimi pregi, et in ogni luogo, di poi l’estreme, et gravi fatiche del maneggiar’i Marmi, et i Bronzi per la gravezza loro, e del lavorargli per quella degl’istrumenti, rispetto alla leggerezza de’ Pennegli, degli stili, et delle Penne, disegnatoi, e carboni; oltra che di loro si affatica l’animo con tutte le parti del corpo. Et è, cosa gravissima rispetto alla quieta, e leggiere opera dell’animo, e della mano sola del Dipintore. Fanno appresso grandissimo fondamento sopra l’essere le cose tanto piu nobili, et piu perfette, quanto elle si accostano piu al vero, et dicono, che la Scultura imita la forma vera, et mostra le sue cose girandole intorno a tutte le vedute, dove la Pittura per essere spianata con semplicissimi lineamenti di pennello, et non havere, che un lume solo, non mostra che una apparenza sola. Ne hanno rispetto a dire molti di loro, che la Scultura è tanto superiore alla Pittura, quanto il vero alla bugia. Ma per la ultima, e piu forte ragione adducono, che allo Scultore è ne-


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