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LETTERA DI M.

ſecento dieci, & a tal numero ſi tiene che arriuaßero le figure da lui fatte, e lauorate, la qual coſa a pena par che ſi poßa credere: ma nel vero che egli in queſto ogn’altro artefice uinceſſe non ſi puo dubitare, e fra le opere lodate di lui ſommamẽte piacque quella figura, la quale poſe Agrippa allo entrare delle ſue stufe, della quale inuaghi cotanto Tiberio Imperadore, che benche in molte coſe ſoleſſe uincere il ſuo appetito, e maſſimamente nel principio del ſuo Imperio, in queſto nondimeno nõ ſi potette tenere che mettendouene un’altra ſimile non faceſſe quella quindi leuare, et in camera ſua portarla, laquale fu con tanta instanza da tutto il popolo Romano nel Teatro, e con tanti gridi richiesta, & che ella quiui ſi riponeſſe dõde ella era ſtata leuata; che Tiberio benche molto l’haueſſe cara ne volle fare il popolo Romano contento ritornandola al ſuo luogo. Era queſta imagine d’uno che ſi stropicciaua, figura che troppo bene conueniua al luogo doue Agrippa l’haueua deſtinata. fu molto celebrato questo artefice in vna figura d’una femmina cantatrice ebbra, e in alcuni cani, e cacciatori marauiglioſamente ritratti, ma molto piu per vn carro del Sole con quattro cauagli, che egli fece a richiesta de Rodiani. Ritraſſe queſto nobile artefice Aleſſandro Magno in molte maniere cominciandoſi da pueritia, et d’età in eta, ſeguitando. vna delle quali ſtatue piacendo oltre a modo a Nerone la fece tutta coprire d’oro, laquale poi eßendone stata ſpogliata fu tenuta molto piu cara uedendouiſi entro le ferite, e le feſſure doue era stato l’oro commeſſo. Ritraſſe il medeſimo anche Efeſtione molto intrinſeco d’Aleſſandro. laqual figura alcuni crederono che fuſſe di mano di Policleto, ma s’ingannarono: percioche Policleto fu forſe cento anni inanzi ad Aleſſandro. Il medeſimo fece quella caccia di Aleſſandro, laquale poi fu conſacrata a Delfo nel tempio di Apollo. fece in oltre in Atene vna ſchiera di Satiri. ritraſſe con arte merauiglioſa raſſembrandoli uiui Aleſſandro Magno, e tutti li amici ſuoi, lequale figure Metello poi che hebbe uinta la Macedonia fece traportare a Roma. fece ancora carri con quattro cauagli in molte maniere, e ſi tiene per certo che egli arrecaſſe a questa arte molta perfettione, e ne i capegli i quali ritraſſe molto meglio, che nõ haueuano fatto i piu antichi, e nelle teste, lequali egli fece molto minori di loro. Fece anco i corpi piu aſſettati, e piu ſottili di maniera che la grandezza nelle statue n’appariua piu lunga: nelle quali egli oſſeruò ſẽpre marauiglioſa proportione partendoſi dalla groſſezza degli antichi, e ſoleua dire che innanzi a lui i maestri di cotale arte haueuano fatto le figure ſecondo che elle erano, & egli ſecondo che le pareuano. Fu proprio di questo artefice in tutte quante le opere ſue oſſeruare ogni ſottigliezza con grandiſſima diligenza, e gratia. Rimaſero di lui alcuni figliuoli chiari in questa arte medeſima. e ſopra li altri Euticrate. alquale piu piacque la fermezza del padre che la leggiadria, e s’ingegno piu di piacere nel graue, e nel ſeuero, che nel dolce, e nel piaceuole dilettare: doue il padre maßimamẽte fu celebrato, di costui fu in gran nome l’Hercole, che era a Delfo, & Aleßandro cacciatore, e la battaglia de Teſpienſi: & vn ritratto di Trofonio al ſuo oracolo. hebbe per diſcepolo Tiſicrate anch’eßo da Sicione, e ſapreſe molto alla maniera di Lyſippo, talmente che alcune figure apena ſi riconoſceua



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