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LUCA SIGNORELLI. 529

che canta sopra un salterio; vi sono anco due Profeti, i quali, per quanto ne dimostrano i brevi che hanno in mano, trattano della concezzione. Fu condotta quest’opera da Cortona in Arezzo, sopra le spalle degl’uomini di quella Compagnia; e Luca, così vecchio come era, volle venire a metterla su et in parte a rivedere gl’amici e parenti suoi. E perchè alloggiò in casa de’ Vasari, dove io era piccolo fanciullo d’otto anni, mi ricorda che quel buon vecchio, il quale era tutto grazioso e pulito, avendo inteso dal maestro che m’insegnava le prime lettere, che io non attendeva ad altro in iscuola che a far figure, mi ricorda, dico, che voltosi ad Antonio mio padre gli disse: "Antonio, poi che Giorgino non traligna, fa ch’egli impari a disegnare in ogni modo, perchè quando anco attendesse alle lettere, non gli può essere il disegno, sì come è a tutti i galantuomini, se non d’utile, d’onore e di giovamento". Poi rivolto a me, che gli stava diritto inanzi, disse: "Impara parentino". Disse molte altre cose di me, le quali taccio perchè conosco non avere a gran pezzo confermata l’openione che ebbe di me quel buon vecchio; e perchè egli intese, sì come era vero, che il sangue in sì gran copia m’usciva in quell’età dal naso, che mi lasciava alcuna volta tramortito, mi pose di sua mano un diaspro al collo, con infinita amorevolezza; la qual memoria di Luca mi starà in eterno fissa nell’animo. Messa al luogo suo la detta tavola, se ne tornò a Cortona, accompagnato un gran pezzo da molti cittadini et amici e parenti, sì come meritava la virtù di lui, che visse sempre più tosto da signore e gentiluomo onorato, che da pittore. Ne’ medesimi tempi, avendo a Silvio Passerini, cardinale di Cortona, murato un palazzo, un mezzo miglio fuor della città, Benedetto Caporali, dipintore perugino, il quale, dilettandosi dell’architettura aveva poco inanzi comentato Vitruvio, volle il detto cardinale che quasi tutto si dipignesse. Per chè messovi mano Benedetto, con l’aiuto di Maso Papacello cortonese, il quale era suo discepolo et aveva anco imparato assai da Giulio Romano, come si dirà, e da Tommaso et altri discepoli e garzoni, non rifinò che l’ebbe quasi tutto dipinto a fresco. Ma volendo il cardinale avervi anco qualche pittura di mano di Luca, egli così vecchio et impedito dal parletico, dipinse a fresco nella facciata dell’altare della cappella di quel palazzo, quando San Giovanni Batista battezza il Salvatore; ma non potette finirla del tutto, perchè mentre l’andava lavorando si morì, essendo vecchio d’ottantadue anni. Fu Luca persona d’ottimi costumi, sincero et amorevole con gl’amici, e di conversazione dolce e piacevole con ognuno, e sopratutto cortese a chiunche ebbe bisogno dell’opera sua e facile nell’insegnare a’ suoi discepoli. Visse splendidamente e si dilettò di vestir bene; per le quali buone qualità fu sempre nella patria e fuori in somma venerazione. Così col fine della vita di costui, che fu nel 1521, porremo fine alla Seconda Parte di queste vite, terminando in Luca come in quella persona che col fondamento del disegno e delli ignudi particolarmente e con la grazia della invenzione e disposizione delle istorie aperse alla maggior parte delli artefici la via all’ultima perfezzione dell’arte, alla quale poi poterono dar cima quelli che seguirono, de’ quali noi ragioneremo per inanzi.


IL FINE DELLA SECONDA PARTE