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VITTORE SCARPACCIA 519

fatto nel muro, dipinse una Nostra Donna et alcuni uccelli, e particolarmente un pavone, sua impresa. In S. Eufemia, convento de’ frati Eremitani di S. Agostino, dipinse sopra la porta del fianco un S. Agostino con due altri santi, sotto il manto del quale S. Agostino sono assai frati e monache del suo Ordine; ma il più bello di questa opera sono due profeti dal mezzo in su, grandi quanto il vivo; perciò che hanno le più belle e più vivaci teste che mai facesse Stefano; et il colorito di tutta l’opera, per essere stato con diligenza lavorato, si è mantenuto bello insino a’ tempi nostri, non ostante che sia stato molto percosso dall’acque, da’ venti e dal ghiaccio. E se questa opera fusse stata al coperto, per non l’avere Stefano ritocca a secco, ma usato diligenza nel lavorarla bene a fresco, ella sarebbe ancora bella e viva, come gli uscì delle mani, dove è pure un poco guasta. Fece poi dentro alla chiesa, nella cappella del Sagramento, cioè intorno al tabernacolo, alcuni Angeli che volano, una parte de’ quali suonano, altri cantano et altri incensano il Sagramento, et una figura di Gesù Cristo, che egli dipinse in cima per finimento del tabernacolo. Da basso sono altri Angeli che lo reggono, con veste bianche e lunghe insino a’ piedi, che quasi finiscono in nuvole, la qual maniera fu propria di Stefano nelle figure degl’Angeli, i quali fece sempre molto nel volto graziosi e di bellissima aria. In questa medesima opera è da un lato S. Agostino e dall’altro S. Ieronimo in figure grandi quanto è il naturale, e questi con le mani sostengono la chiesa di Dio, quasi mostrando che ambiduoi con la dottrina loro difendono la S. Chiesa dagli eretici, e la sostengono. Nella medesima chiesa dipinse a fresco in un pilastro della cappella maggiore una S. Eufemia con bella e graziosa aria di viso; e vi scrisse a lettere d’oro il nome suo, parendogli forse, come è in effetto, ch’ella fusse una delle migliori pitture che avesse fatto; e secondo il costume suo, vi dipinse un pavone bellissimo, et appresso due lioncini, i quali non sono molto belli, perchè non potè allora vederne de’ naturali, come fece il pavone. Dipinse ancora in una tavola del medesimo luogo, sì come si costumava in que’ tempi, molte figure dal mezzo in su, cioè S. Nicola da Tolentino et altri; e la predella fece piena di storie in figure piccole della vita di quel Santo. In S. Fermo, chiesa della medesima città dei frati di S. Francesco, nel riscontro dell’entrare per la porta del fianco, fece per ornamento d’un Deposto di croce, XII profeti dal mezzo in su, grandi quanto il naturale, et a’ piedi loro Adamo et Eva a giacere, et il suo solito pavone, quasi contrasegno delle pitture fatte da lui. Il medesimo Stefano dipinse in Mantova nella chiesa di S. Domenico alla porta del Martello, una bellissima Nostra Donna, la testa della quale, per avere avuto bisogno i padri di murare in quel luogo, hanno con diligenza posta nel tramezzo della chiesa, alla cappella di S. Orsola, che è della famiglia de’ Recuperati, dove sono alcune pitture a fresco di mano del medesimo. E nella chiesa di S. Francesco sono, quando si entra a man destra della porta principale, una fila di cappelle murate già dalla nobil famiglia della Ramma, in una delle quali è dipinto nella volta, di mano di Stefano, i quattro Evangelisti a sedere, e dietro alle spalle loro, per campo, fece alcune spalliere di rosai, con uno intessuto di canne a mandorle e variati alberi sopra, et altre verdure piene d’uccelli e particolarmente di pavoni. Vi sono anco alcuni Angeli bellissimi. In questa medesima chiesa dipinse una S. Maria Maddalena