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504 SECONDA PARTE

quello abito stesso che egli, vestito da pellegrino, tornò in Ierusalemme. Fece similmente in una tavola, nella chiesa della Nunziata fuor della porta di S. Mammolo, quando la Nostra Donna è annunziata dall’Angelo, insieme con due figure per lato, tenuta cosa molto ben lavorata. Mentre dunque per l’opere del Francia era cresciuta la fama sua, deliberò egli, sì come il lavorare a olio gli aveva dato fama et utile, così di vedere se il medesimo gli riusciva nel lavoro in fresco. Aveva fatto Messer Giovanni Bentivogli dipignere il suo palazzo a diversi maestri e ferraresi e di Bologna et alcuni altri modonesi, ma vedute le pruove del Francia a fresco, deliberò che egli vi facesse una storia, in una facciata d’una camera dove egli abitava, per suo uso, nella quale fece il Francia il campo di Oloferne armato in diversi guardie, a piedi et a cavallo, che guardavano i padiglioni; e mentre che erano attenti ad altro, si vedeva il sonnolento Oloferne preso da una femmina soccinta in abito vedovile, la quale con la sinistra teneva i capegli sudati per il calore del vino e del sonno, e con la destra vibrava il colpo per uccidere il nemico; mentre che una serva vecchia con crespe et aria veramente da serva fidatissima, intenta negli occhi della sua Iudit per inanimirla, chinata giù con la persona, teneva bassa una sporta per ricevere in essa il capo del sonnacchioso amante. Storia che fu delle più belle e meglio condotte che il Francia facesse mai; la quale andò per terra nelle rovine di quello edifizio, nella uscita de’ Bentivogli, insieme con un’altra storia sopra questa medesima camera, contraffatta di colore di bronzo, d’una disputa di filosofi molto eccellentemente lavorata et espressovi il suo concetto. Le quali opere furono cagione che Messer Giovanni e quanti eran di quella casa, lo amassino et onorassino; e dopo loro, tutta quella città. Fece nella cappella di S. Cecilia, attaccata con la chiesa di S. Iacopo, due storie lavorate in fresco, in una delle quali dipinse quando la Nostra Donna è sposata da Giuseppo e nell’altra la morte di S. Cecilia, tenuta cosa molto lodata da’ Bolognesi; e nel vero il Francia prese tanta pratica e tanto animo nel veder caminar a perfezzione l’opere che egli voleva, ch’e’ lavorò molte cose che io non ne farò memoria; bastandomi mostrare a chi vorrà veder l’opere sue, solamente le più notabili e le migliori. Nè per questo la pittura gl’impedì mai che egli non seguitasse e la Zecca e l’altre cose delle medaglie, come e’ faceva sino dal principio. Ebbe il Francia, secondo che si dice, grandissimo dispiacere de la partita di Messer Giovanni Bentivogli; perchè avendogli fatti tanti benefizii gli dolse infinitamente; ma pure, come savio e costumato che egli era, attese all’opere sue. Fece dopo la sua partita di quello, tre tavole che andarono a Modena, in una delle quali era quando S. Giovanni battezza Cristo, nell’altra una Nunziata bellissima e nella ultima una Nostra Donna in aria con molte figure, la qual fu posta nella chiesa de’ frati dell’Osservanza. Spartasi dunque per cotante opere la fama di così eccellente maestro, facevano le città a gara per aver dell’opere sue. Laonde fece egli in Parma ne’ monaci neri di S. Giovanni, una tavola con un Cristo morto in grembo alla Nostra Donna et intorno molte figure, tenuta universalmente cosa bellissima; per che, trovandosi serviti, i medesimi frati operarono ch’egli ne facesse un’altra a Reggio di Lombardia in un luogo loro, dov’egli fece una Nostra Donna con molte figure. A Cesena fece un’altra tavola pure per la chiesa di questi