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{{RigaIntestazione||FILIPPO LIPPI

VITA DI FILIPPO LIPPI PITTOR FIORENTINO

Fu in questi medesimi tempi in Firenze, pittore di bellissimo ingegno e di vaghissima invenzione, Filippo figliuolo di fra’ Filippo del Carmine, il quale seguitando nella pittura le vestigie del padre morto, fu tenuto et ammaestrato essendo ancor giovanetto da Sandro Botticello, nonostante che il padre venendo a morte lo raccomandasse a fra’ Diamante, suo amicissimo e quasi fratello. Fu dunque di tanto ingegno Filippo e di sì copiosa invenzione nella pittura e tanto bizzarro e nuovo ne’ suoi ornamenti, che fu il primo il quale ai moderni mostrasse il nuovo modo di variare gl’abiti, che abbellisse ornatamente con veste antiche soccinte le sue figure. Fu primo ancora a dar luce alle grottesche che somiglino l’antiche, e le mise in opera di terretta e colorite in fregi con più disegno e grazia che gli innanzi a lui fatto non avevano. Onde fu maravigliosa cosa a vedere gli strani capricci che egli espresse nella pittura; e, che è più, non lavorò mai opera alcuna nella quale delle cose antiche di Roma con gran studio non si servisse, in vasi, calzari, trofei, bandiere, cimieri, ornamenti di tempii, abbigliamenti di portature da capo, strane fogge da dosso, armature, scimitarre, spade, toghe, manti et altre tante cose diverse e belle, che grandissimo e sempiterno obligo se gli debbe, per avere egli in questa parte accresciuta bellezza et ornamenti all’arte. Costui nella sua prima gioventù diede fine alla cappella de’ Brancacci, nel Carmine in Fiorenza, cominciata da Masolino e non del tutto finita da Masaccio per essersi morto. Filippo dunque le diede di sua mano l’ultima perfezzione e vi fece il resto d’una storia che mancava, dove S. Piero e Paulo risuscitano il nipote dell’imperatore. Nella figura del qual fanciullo ignudo ritrasse Francesco Granacci, pittore allora giovanetto, e similmente Messer Tommaso Soderini cavaliere, Piero Guicciardini, padre di Messer Francesco che ha scritto le storie, Piero del Pugliese e Luigi Pulci poeta; parimente Antonio Pollaiuolo e se stesso così giovane come era, il che non fece altrimenti nel resto della sua vita, onde non si è potuto avere il ritratto di lui d’età migliore. E nella storia che segue ritrasse Sandro Botticello suo maestro e molti altri amici e grand’uomini, et infra gli altri il Raggio sensale, persona d’ingegno e spiritosa molto, quello che in una conca condusse di rilievo tutto l’Inferno di Dante, con tutti i cerchi e partimenti delle bolgie e del pozzo, misurati a punto tutte le figure e minuzie che da quel gran poeta furono ingegnosissimamente immaginate e discritte, che fu tenuta in questi tempi cosa maravigliosa. Dipinse poi a tempera nella cappella di Francesco del Pugliese alle Campora, luogo de’ monaci di Badia fuor di Firenze, in una tavola un S. Bernardo, al quale apparisce la Nostra Donna con alcuni Angeli, mentre egli in un bosco scrive; la quale pittura in alcune cose è tenuta mirabile, come in sassi, libri, erbe e simili cose che dentro vi fece; oltre che vi ritrasse esso Francesco di naturale tanto bene, che non pare che gli manchi se non la parola. Questa tavola fu levata di quel luogo per l’assedio, e posta per conservarla nella sagrestia