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484 SECONDA PARTE

acconciare ad Andrea, egli fece le gambe, le cosce e le braccia che mancavano a questa figura, di pezzi di marmo rosso, tanto bene che Lorenzo ne rimase soddisfattissimo e la fece porre dirimpetto all’altra, dall’altra banda della porta. Il quale torso antico, fatto per un Marsia scorticato, fu con tanta avvertezza e giudizio lavorato, che alcune vene bianche e sottili, che erano nella pietra rossa, vennero intagliate dall’artefice in luogo a punto che paiono alcuni piccoli nerbicini, che nelle figure naturali quando sono scorticate, si veggiono: il che doveva far parere quell’opera, quando aveva il suo primiero pulimento, cosa vivissima. Volendo in tanto i Viniziani onorare la molta virtù di Bartolomeo da Bergamo, mediante il quale avevano avuto molte vittorie, per dare animo agli altri, udita la fama d’Andrea, lo condussero a Vinezia, dove gli fu dato ordine che facesse di bronzo la statua a cavallo di quel capitano, per porla in sulla piazza di S. Giovanni e Polo. Andrea dunque, fatto il modello del cavallo, aveva cominciato ad armarlo per gettarlo di bronzo, quando, mediante il favore d’alcuni gentiluomini, fu deliberato che Vellano da Padova facesse la figura, et Andrea il cavallo. La qual cosa avendo intesa Andrea, spezzato che ebbe al suo modello le gambe e la testa, tutto sdegnato se ne tornò senza far motto a Firenze. Ciò udendo, la Signoria gli fece intendere che non fusse mai più ardito di tornare in Vinezia, perchè gli sarebbe tagliata la testa, alla qual cosa scrivendo rispose che se ne guarderebbe, perchè spiccate che le avevano, non era in loro facultà rappiccare le teste agl’uomini, nè una simile alla sua già mai, come arebbe saputo lui fare di quella che gli avea spiccata al suo cavallo, e più bella. Dopo la qual risposta che non dispiacque a que’ Signori, fu fatto ritornare con doppia provisione a Vinezia, dove racconcio che ebbe il primo modello, lo gettò di bronzo ma non lo finì già del tutto, perchè esendo riscaldato e raffreddato nel gettarlo, si morì in pochi giorni in quella città, lasciando imperfetta non solamente quell’opera, ancor che poco mancasse al rinettarla, che fu messa nel luogo dove era destinata, ma un’altra ancora che faceva in Pistoia, cioè la sepoltura del cardinale Forteguerra, con le tre virtù teologiche et un Dio Padre sopra, la quale opera fu finita poi da Lorenzetto scultore fiorentino. Aveva Andrea quando morì anni 56. Dolse la sua morte infinitamente agl’amici et a’ suoi discepoli, che non furono pochi; e massimamente a Nanni Grosso scultore e persona molto astratta nell’arte e nel vivere. Dicesi che costui non averebbe lavorato fuor di bottega, e particolarmente nè a’ monaci nè a’ frati, se non avesse avuto per ponte l’uscio della volta, o vero cantina, per potere andare a bere a sua posta e senza avere a chiedere licenza. Si racconta anco di lui che essendo una volta tornato sano e guarito di non so che sua infirmità da S. Maria Nuova rispondeva agl’amici quando era visitato e dimandato da loro come stava: "Io sto male". "Tu sei pur guarito", rispondevano essi; et egli soggiungeva: "E però sto io male, per ciò che io arei bisogno d’un poco di febre per potermi intrattenere qui nello spedale, agiato e servito". A costui, venendo a morte pur nello spedale, fu posto inanzi un Crocifisso di legno assai mal fatto e goffo; onde pregò che gli fusse levato dinanzi e portatogliene uno di man di Donato, affermando che se non lo levavano si morrebbe disperato, cotanto gli dispiacevano l’opere mal