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474 SECONDA PARTE

poi che egli ebbe detto che in casa sua voleva e poteva far quel che più gli piaceva, Sandro sdegnato, in sul suo muro che era più alto di quel del vicino e non molto gagliardo, pose in billico una grossissima pietra, e di più che di carrata, che pareva che ogni poco che ’l muro si movesse fusse per cadere e sfondare i tetti e palchi e tele e telai del vicino; il quale impaurito di questo pericolo e ricorrendo a Sandro, gli fu risposto con le medesime parole, che in casa sua poteva e voleva far quel che gli piaceva, nè potendo cavarne altra conclusione, fu necessitato a venir agli accordi ragionevoli, e far a Sandro buona vicinanza. Raccontasi ancora che Sandro accusò per burla un amico suo di eresia al Vicario, e che colui comparendo dimandò chi l’aveva accusato e di che; per che, essendogli detto che Sandro era stato, il quale diceva che egli teneva l’opinione degli epicurei e che l’anima morisse col corpo, volle vedere l’accusatore dinanzi al giudice, onde Sandro, comparso, disse: "E’ gli è vero che io ho questa opinione dell’anima di costui che è una bestia, oltre ciò non pare a voi che sia eretico poi che senza avere lettere o a pena saper leggere, comenta Dante e mentova il suo nome invano?". Dicesi ancora che egli amò fuor di modo coloro che egli cognobbe studiosi dell’arte, e che guadagnò assai, ma tutto, per avere poco governo e per trascuratagine, mandò male. Finalmente condottosi vecchio e disutile, e caminando con due mazze, perchè non si reggeva ritto, si morì essendo infermo e decrepito d’anni settantotto; et in Ogni Santi di Firenze fu sepolto l’anno 1515. Nella guardaroba del signor duca Cosimo sono di sua mano due teste di femmina in profilo, bellissime; una delle quali si dice che fu l’inamorata di Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo, e l’altra madonna Lucrezia de’ Tornabuoni, moglie di detto Lorenzo. Nel medesimo luogo è similmente di man di Sandro un Bacco, che alzando con ambe le mani un barile, se lo pone a bocca, il quale è una molto graziosa figura; e nel Duomo di Pisa, alla cappella dell’Impagliata, cominciò un’Assunta con un coro d’Angeli, ma poi non gli piacendo, la lasciò imperfetta. In S. Francesco di Monte Varchi fece la tavola dell’altar maggiore; e nella Pive d’Empoli da quella banda dove è il S. Bastiano del Rossellino fece due Angeli. E fu egli de’ primi che trovasse di lavorare gli stendardi et altre drapperie, come si dice, di commesso, perchè i colori non istinghino e mostrino da ogni banda il colore del drappo. E di sua mano così fatto è il baldachino d’Or S. Michele, pieno di Nostre Donne tutte variate e belle. Il che dimostra quanto cotal modo di fare, meglio conservi il drappo che non fanno i mordenti, che lo ricidano e dannogli poca vita, se bene per manco spesa è più in uso oggi il mordente che altro. Disegnò Sandro bene fuor di modo e tanto, che dopo lui un pezzo s’ingegnarono gl’artefici d’avere de’ suoi disegni. E noi nel nostro libro n’abbiamo alcuni che son fatti con molta pratica e giudizio. Fu copioso di figure nelle storie, come si può veder ne’ ricami del fregio della croce che portano a processione i frati di S. Maria Novella, tutto di suo disegno. Meritò dunque Sandro gran lode in tutte le pitture che fece, nelle quali volle mettere diligenza e farle con amore, come fece la detta tavola de’ Magi di S. Maria Novella, la quale è maravigliosa. È molto bello ancora un picciol tondo di sua mano che si vede nella