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SANDRO BOTTICELLO. 471

competente maestro allora in quell’arte. Era in quella età una dimestichezza grandissima e quasi che una continova pratica, tra gli orefici et i pittori; per la quale Sandro, che era destra persona e si era volto tutto al disegno, invaghitosi della pittura, si dispose volgersi a quella. Per il che aprendo liberamente l’animo suo al padre, da lui che conobbe la inchinazione di quel cervello, fu condotto a fra’ Filippo del Carmine, eccellentissimo pittore allora et acconcio seco a imparare, come Sandro stesso desiderava. Datosi dunque tutto a quell’arte, seguitò et imitò sì fattamente il maestro suo, che fra’ Filippo gli pose amore; et insegnolli di maniera che e’ pervenne tosto ad un grado che nessuno lo arebbe stimato. Dipinse, essendo giovanetto, nella mercatanzia di Fiorenza, una Fortezza fra le tavole delle virtù che Antonio e Piero del Pollaiuolo lavorarono. In S. Spirito di Fiorenza fece una tavola alla cappella de’ Bardi, la quale è con diligenza lavorata et a buon fin condotta, dove sono alcune olive e palme lavorate con sommo amore. Lavorò nelle Convertite una tavola a quelle monache, et a quelle di S. Barnabà similmente un’altra. In Ogni Santi dipinse a fresco nel tramezzo alla porta che va in coro, per i Vespucci, un S. Agostino, nel quale cercando egli allora di passare tutti coloro ch’al suo tempo dipinsero, ma particolarmente Domenico Ghirlandaio che aveva fatto dall’altra banda un S. Girolamo, molto s’affaticò; la qual opera riuscì lodatissima per avere egli dimostrato nella testa di quel Santo, quella profonda cogitazione et acutissima sottigliezza, che suole essere nelle persone sensate et astratte continuamente nella investigazione di cose altissime e molto difficili. Questa pittura, come si è detto nella vita del Ghirlandaio, questo anno 1564 è stata mutata dal luogo suo, salva et intera. Per il che venuto in credito et in riputazione, dall’Arte di Porta Santa Maria gli fu fatto fare in S. Marco una incoronazione di Nostra Donna, in una tavola, et un coro d’Angeli, la quale fu molto ben disegnata e condotta da lui. In casa Medici, a Lorenzo Vecchio lavorò molte cose, e massimamente una Pallade su una impresa di bronconi che buttavano fuoco, la quale dipinse grande quanto il vivo, et ancora un S. Sebastiano. In S. Maria Maggior di Fiorenza è una Pietà con figure piccole, allato alla cappella di Panciatichi, molto bella. Per la città in diverse case fece tondi di sua mano e femmine ignude assai, delle quali oggi ancora a Castello, villa del duca Cosimo, sono due quadri figurati: l’uno Venere che nasce, e quelle aure e venti, che la fanno venire in terra con gli amori, e così un’altra Venere che le grazie la fioriscono, dinotando la Primavera; le quali da lui con grazia si veggono espresse. Nella via de’ Servi in casa Giovanni Vespucci, oggi di Piero Salviati, fece intorno a una camera molti quadri, chiusi da ornamenti di noce, per ricignimento e spalliera, con molte figure e vivissime e belle. Similmente in casa Pucci fece di figure piccole la novella del Boccaccio di Nastagio degl’Onesti, in quattro quadri, di pittura molto vaga e bella et in un tondo l’Epifania. Ne’ monaci di Cestello a una cappella fece una tavola d’una Annunziata. In S. Pietro Maggiore alla porta del fianco, fece una tavola per Matteo Palmieri con infinito numero di figure, cioè la assunzione di Nostra Donna con le zone de’ cieli come son figurate, i Patriarchi, i Profeti, gl’Apostoli, gli Evangelisti, i Martiri, i Confessori, i Dottori, le Vergini e le Gerarchie, e tutto col disegno datogli