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468 SECONDA PARTE

Miniato, fra le torri, fuor della porta, dipinse un S. Cristofano di dieci braccia, cosa molto bella e modernamente lavorata, e di quella grandezza fu la più proporzionata figura che fusse stata fatta fino a quel tempo. Poi fece in tela un Crucifisso con S. Antonino, il quale è posto alla sua cappella in S. Marco. In palazzo della Signoria di Fiorenza lavorò alla porta della catena un S. Giovanni Battista; et in casa Medici dipinse a Lorenzo Vecchio tre Ercoli in tre quadri, che sono di cinque braccia, l’uno de’ quali scoppia Anteo, figura bellissima, nella quale propriamente si vede la forza d’Ercole nello strignere, che i muscoli della figura et i nervi di quella sono tutti raccolti per far crepare Anteo: e nella testa di esso Ercole si conosce il digrignare de’ denti, accordato in maniera con l’altre parti, che fino a le dita de’ piedi s’alzano per la forza; nè usò punto minore avvertenza in Anteo, che stretto dalle braccia d’Ercole, si vede mancare e perdere ogni vigore, et a bocca aperta rendere lo spirito. L’altro ammazzando il leone, gli appunta il ginocchio sinistro al petto et afferrata la bocca del leone con ammendue le sue mani, serrando i denti e stendendo le braccia, lo apre e sbarra per viva forza, ancora che la fiera per sua difesa, con gli unghioni malamente gli graffi le braccia. Il terzo, che ammazza l’Idra, è veramente cosa maravigliosa, e massimamente il serpente, il colorito del quale così vivo fece e sì propriamente, che più vivo far non si può. Quivi si vede il veleno, il fuoco, la ferocità, l’ira, con tanta prontezza che merita esser celebrato e da’ buoni artefici in ciò grandemente imitato. Alla Compagnia di S. Angelo in Arezzo fece da un lato un Crucifisso e dall’altro in sul drappo a olio un S. Michele che combatte col serpe, tanto bello, quanto cosa che di sua mano si possa vedere; perchè v’è la figura del S. Michele che con una bravura affronta il serpente, stringendo i denti et increspando le ciglia, che veramente pare disceso dal cielo per far la vendetta di Dio contra la superbia di Lucifero, et è certo cosa maravigliosa. Egli s’intese degli ignudi più modernamente che fatto non avevano gl’altri maestri inanzi a lui, e scorticò molti uomini, per vedere la notomia lor sotto. E fu primo a mostrare il modo di cercar i muscoli che avessero forma et ordine nelle figure; e di quegli tutti, cinti d’una catena, intagliò in rame una battaglia, e dopo quella fece altre stampe con molto migliore intaglio che non avevano fatto gl’altri maestri ch’erano stati inanzi a lui. Per queste cagioni, adunque, venuto famoso in fra gl’artefici, morto papa Sisto IV fu da Innocenzio suo successore condotto a Roma, dove fece di metallo la sepoltura di detto Innocenzio, nella quale lo ritrasse di naturale a sedere, nella maniera che stava quando dava la benedizzione, che fu posta in San Pietro. E quella di papa Sisto detto, la quale finita con grandissima spesa, fu collocata questa nella cappella che si chiama dal nome di detto pontefice, con ricco ornamento e tutta isolata; e sopra essa è a giacere esso Papa molto ben fatto e quella (di) Innocenzio in S. Pietro, accanto alla capella dov’è la lancia di Cristo. Dicesi che disegnò il medesimo la fabbrica del palazzo di Belvedere, per detto Papa Innocenzio, se bene fu condotta da altri, per non aver egli molta pratica di murare. Finalmente, essendo fatti ricchi morirono poco l’uno dopo l’altro, amendue questi fratelli, nel 1498, e da’ parenti ebbero sepoltura in S. Piero in Vincula. Et in memoria loro, allato alla porta di mezzo, a man sinistra entrando in chiesa,