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464 SECONDA PARTE

vera pittura per la eternità essere il musaico. Stette seco in compagnia a imparare Bastiano Mainardi da S. Gimignano, il quale in fresco era divenuto molto pratico maestro di quella maniera; per il che andando con Domenico a S. Gimignano dipinsero a compagnia la cappella di S. Fina, la quale è cosa bella. Onde per la servitù e gentilezza di Bastiano, sendosi così bene portato, giudicò Domenico che e’ fosse degno d’avere una sua sorella per moglie, e così l’amicizia loro fu cambiata in parentado: liberalità di amorevole maestro rimuneratore delle virtù del discepolo acquistate con le fatiche dell’arte. Fece Domenico dipignere al detto Bastiano, facendo nondimeno esso il cartone, in S. Croce nella cappella de’ Baroncegli e Bandini, una Nostra Donna che va in cielo, et abasso S. Tommaso che riceve la cintola il quale è bel lavoro a fresco; e Domenico e Bastiano insieme dipinsono in Siena nel palazzo degli Spannocchi, in una camera molte storie di figure piccole a tempera; et in Pisa, oltre alla nicchia già detta del Duomo, tutto l’arco di quella cappella piena d’Angeli; e parimente i portegli che chiuggono l’organo, e cominciarono a mettere d’oro il palco. Quando poi in Pisa et in Siena s’aveva a metter mano a grandissime opere, Domenico ammalò di gravissima febbre, la pestilenza della quale in cinque giorni gli tolse la vita. Essendo infermo, gli mandarono que’ de’ Tornabuoni a donare cento ducati d’oro, mostrando l’amicizia e la familiarità sua e la servitù che Domenico a Giovanni et a quella casa avea sempre portata. Visse Domenico 44 anni e fu con molte lagrime e con pietosi sospiri da David e da Benedetto suoi fratelli e da Ridolfo suo figliuolo, con belle esequie sepellito in S. Maria Novella, e fu tal perdita di molto dolore agl’amici suoi; perchè intesa la morte di lui, molti eccellenti pittori forestieri scrissero a’ suoi parenti dolendosi della sua acerbissima morte. Restarono suoi discepoli David e Benedetto Ghirlandai, Bastiano Mainardi da S. Gimignano e Michel Agnolo Buonarotti fiorentino, Francesco Granaccio, Niccolò Cieco, Iacopo del Tedesco, Iacopo dell’Indaco, Baldino Baldinelli et altri maestri, tutti fiorentini. Morì nel 1493. Arricchì Domenico l’arte della pittura del musaico più modernamente lavorato che non fece nessun Toscano, d’infiniti che si provorono, come lo mostrano le cose fatte da lui per poche ch’elle siano. Onde per tal ricchezza e memoria, nell’arte merita grado et onore, et essere celebrato con lode straordinarie dopo la morte.