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454 SECONDA PARTE

S. Maria del Fiore, allogazione delle cappelle delle crociere, e per la prima di quella del Sagramento, dove è il corpo di S. Zanobi. Per lo chè Gherardo assottigliando l’ingegno arebbe fatto con Domenico mirabilissime cose se la morte non vi si fusse interposta, come si può giudicare dal principio della detta cappella che rimase imperfetta. Fu Gherardo oltre al musaico gentilissimo miniatore e fece anco figure grandi in muro: e fuor della porta alla Croce è in fresco un tabernacolo di sua mano, et un altro n’è in Fiorenza a sommo della via Larga molto lodato, e nella facciata della chiesa di S. Gilio a S. Maria Nuova dipinse sotto le storie di Lorenzo di Bicci, dove è la consegrazione di quella chiesa fatta da papa Martino Quinto, quando il medesimo Papa dà l’abito allo spedalingo e molti privilegii; nella quale storia erano molto meno figure di quello che pareva ch’ella richiedesse, per essere tramezzate da un tabernacolo dentro al quale era una Nostra Donna che ultimamente è stata levata da don Isidoro Montaguto, moderno spedalingo di quel luogo, per rifarvi una porta principale della casa, e statovi fatto ridipignere da Francesco Brini, pittore fiorentino giovane, il restante di quella storia. Ma per tornare a Gherardo, non sarebbe quasi stato possibile che un maestro ben pratico avesse fatto, se non con molta fatica e diligenza, quello che egli fece in quell’opera, benissimo lavorata in fresco. Nel medesimo spedale miniò Gherardo, per la chiesa, una infinità di libri, et alcuni per S. Maria del Fiore di Fiorenza; et alcuni altri per Matia Corvino, re di Ungheria; i quali, sopravvenuta la morte del detto re, insieme con altri di mano di Vante e di altri maestri che per il detto re lavoravono in Fiorenza, furono pagati e presi dal Magnifico Lorenzo de’ Medici e posti nel numero di quelli tanto nominati che preparavano per far la libraria, e poi da papa Clemente VII fu fabricata et ora dal duca Cosimo si dà ordine di publicare. Ma di maestro di minio divenuto, come si è detto, pittore, oltre l’opere dette, fece in un gran cartone alcune figure grande per i Vangelisti, che di musaico aveva a fare nella cappella di S. Zanobi. E prima che gli fusse fatta fare dal Magnifico Lorenzo de’ Medici l’allogazione di detta cappella, per mostrare che intendeva la cosa del musaico e che sapeva fare senza compagno, fece una testa grande di S. Zanobi, quanto il vivo, la quale rimase in S. Maria del Fiore, e si mette ne’ giorni più solenni in sull’altare di detto Santo o in altro luogo, come cosa rara. Mentre che Gherardo andava queste cose lavorando, furono recate in Fiorenza alcune stampe di maniera tedesca fatte da Martino e da Alberto Duro; per che, piacendogli molto quella sorte d’intaglio, si mise col bulino a intagliare, e ritrasse alcune di quelle carte benissimo, come si può veder in certi pezzi che ne sono nel nostro libro insieme con alcuni disegni di mano del medesimo. Dipinse Gherardo molti quadri che furono mandati di fuori, de’ quali uno n’è in Bologna nella chiesa di S. Domenico, alla cappella di S. Caterina da Siena dentrovi essa Santa benissimo dipinta. Et in S. Marco di Firenze fece sopra la tavola del perdono un mezzo tondo pieno di figure molto graziose. Ma quanto sodisfaceva costui agl’altri, tanto meno sodisfaceva a sè in tutte le cose, eccetto nel musaico; nella qual sorte di pittura fu più tosto concorrente che compagno a Domenico Ghirlandaio. E se fusse più lungamente vivuto sarebbe in quello divenuto eccellentissimo, perchè