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DON BARTOLOMEO 449

pulitamente. Di mano di costui è in un’altra cappella a fresco, a man manca entrando per la porta del fianco in detta chiesa, la Natività e la Nostra Donna annunziata dall’Angelo, nella figura del quale Angelo ritrasse Giulian Bacci, allora giovane, di bellissima aria. E sopra la detta porta di fuori, fece una Nunziata in mezzo a S. Piero e S. Paulo, ritraendo nel volto della Madonna la madre di Messer Pietro Aretino, famosissimo poeta. In S. Francesco, alla cappella di S. Bernardino, fece in una tavola esso Santo che par vivo, e tanto è bello che egli è la miglior figura che costui facesse mai. In Vescovado fece nella cappella de’ Pietramaleschi, in un quadro a tempera, un santo Ignazio bellissimo; et in Pieve, all’entrata della porta di sopra che risponde in piazza, un Santo Andrea et un S. Bastiano. E nella Compagnia della Trinità con bella invenzione fece per Buoninsegna Buoninsegni aretino un’opera che si può fra le migliori che mai facesse annoverare, e ciò fu un Crucifisso sopra un altare in mezzo di uno S. Martino e S. Rocco, et a’ piè ginocchioni due figure: una figurata per un povero, secco e macilente e malissimo vestito, dal quale uscivano certi razzi che dirittamente andavano alle piaghe del Salvatore, mentre esso Santo lo guardava attentissimamente; e l’altra per un ricco vestito di porpora e bisso e tutto rubicondo e lieto nel volto, i cui raggi nell’adorar Cristo parea, se bene gli uscivano del cuore come al povero, che non andasseno dirittamente alle piaghe del crucifisso, ma vagando et allargandosi per alcuni paesi e campagne piene di grani, biade, bestiami, giardini et altre cose simili, e che altri si distendessino in mare verso alcune barche cariche di mercanzie, et altri finalmente verso certi banchi dove si cambiavano danari. Le quali tutte cose furono da Matteo fatte con giudizio, buona pratica e molta diligenza; ma furono, per fare una cappella, non molto dopo mandate per terra. In Pieve sotto il pergamo fece il medesimo un Cristo con la croce, per messer Lionardo Albergotti. Fu discepolo similmente dell’abbate di S. Clemente un frate de’ Servi aretino, che dipinse di colori la facciata della casa de’ Belichini d’Arezzo et in S. Piero due cappelle a fresco, l’una allato all’altra. Fu anche discepolo di don Bartolomeo, Domenico Pecori aretino, il quale fece a Sargiano in una tavola a tempera tre figure, et a olio, per la Compagnia di S. Maria Madalena, un gonfalone da portare a processione, molto bello. E per Messer Presentino Bisdomini in Pieve, alla cappella di S. Andrea, un quadro d’una S. Apollonia simile al di sopra, e finì molte cose lasciate imperfette dal suo maestro, come in S. Piero la tavola di S. Bastiano e Fabiano con la Madonna per la famiglia de’ Benucci; e dipinse nella chiesa di S. Antonio la tavola de l’altar maggiore, dove è una Nostra Donna molto devota con certi Santi; e perchè detta Nostra Donna adora il Figliuolo che tiene in grembo, ha finto che uno Angioletto inginocchiato dirieto, sostiene Nostro Signore con un guanciale, non lo potendo reggiere la Madonna, che sta in atto d’orazione a man giunte. Nella chiesa di S. Giustino dipinse a Messer Antonio Rotelli una cappella de’ Magi, in fresco. Et alla Compagnia della Madonna in Pieve una tavola grandissima, dove fece una Nostra Donna in aria, col popolo aretino sotto, dove ritrasse molti di naturale; nella quale opera gli aiutò un pittore spagnuolo che coloriva bene a olio et aiutava in questo a Domenico, che nel colorire a olio non aveva tanta pratica, quanto