Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/507


ANTONIO, E BERNARDO. 415

dire altro che non ebbe effetto. Voleva oltre ciò, edificare il palazzo papale con tanta magnificenza e grandezza, e con tante commodità e vaghezza, che e’ fusse per l’uno e per l’altro conto il più bello e maggior edifizio di cristianità, volendo che servisse non solo alla persona del sommo Pontefice, capo de’ Cristiani, e non solo al sacro collegio de’ cardinali, che essendo il suo consiglio et aiuto, gl’arebbono a esser sempre intorno, ma che ancora vi stessino commodamente tutti i negozii spedizioni e giudizi della corte, dove ridotti insieme tutti gl’uffizii e le corti arebbono fatto una magnificenza e grandezza, e, se questa voce si potesse usare in simili cose, una pompa incredibile. E, che è più infinitamente, aveva a ricevere imperadori, re, duchi et altri principi cristiani che o per faccende loro, o per divozione visitassero quella santissima apostolica sede. E chi crederà che egli volesse farvi un teatro per le coronazioni de’ pontefici? et i giardini, loggie, acquidotti, fontane, cappelle, librerie et un conclave appartato bellissimo? Insomma, questo (non so se palazzo, castello o città, debbo nominarlo) sarebbe stata la più superba cosa che mai fusse stata fatta dalla creazione del mondo, per quello che si sa, insino a oggi. Che grandezza sarebbe stata quella della Santa Chiesa romana, veder il sommo pontefice e capo di quella, avere, come in un famosissimo e santissimo monasterio, raccolti tutti i ministri di Dio che abitano la città di Roma, et in quello, quasi un nuovo paradiso terrestre, vivere vita celeste, angelica e santissima con dare essempio a tutto il cristianesimo et accender gl’animi degl’infedeli al vero culto di Dio e di Gesù Cristo benedetto. Ma tanta opera rimase imperfetta, anzi quasi non cominciata, per la morte di quel Pontefice; e quel poco che n’è fatto, si conosce all’arme sua o che egli usava per arme, che erano due chiavi intraversate in campo rosso. La quinta delle cinque cose che il medesimo aveva in animo di fare, era la chiesa di San Piero, la quale aveva disegnata di fare tanto grande, tanto ricca e tanto ornata, che meglio è tacere che metter mano per non poter mai dirne anco una minima parte, e massimamente essendo poi andato male il modello e statone fatti altri da altri architettori. E chi pure volesse in ciò sapere interamente il grand’animo di papa Nicola V, legga quello che Giannozzo Manetti, nobile e dotto cittadin fiorentino, scrisse minutissimamente nella vita di detto pontefice; il quale oltre gl’altri in tutti i sopra detti disegni si servì, come si è detto, dell’ingegno e molta industria di Bernardo Rossellini; Antonio, fratel del quale, per tornare oggi mai donde mi partii con sì bella occasione, lavorò le sue sculture circa l’anno 1490. E perchè quanto l’opere si veggiono piene di diligenza e di difficultà gl’uomini restano più ammirati, conoscendosi massimamente queste due cose ne’ suoi lavori, merita egli e fama et onore, come esempio certissimo donde i moderni scultori hanno potuto imparare come si deono far le statue, che mediante le difficultà, arrechino lode e fama grandissima. Conciò sia che dopo Donatello aggiunse egli all’arte della scultura una certa pulitezza e fine, cercando bucare e ritondare in maniera le sue figure, ch’elle appariscono per tutto e tonde e finite. La qual cosa nella scultura infino allora non si era veduta sì perfetta; e perchè egli primo l’introdusse, dopo lui nell’età seguenti e nella nostra appare maravigliosa.

((File:062 le vite, desiderio da settignano.jpg|thumb|center|

Desiderio